Strage di Casteldaccia: sei indagati e due società sotto accusa per la morte dei cinque operai

La Procura della Repubblica di Termini Imerese ha concluso le indagini preliminari sulla tragedia avvenuta il 6 maggio 2024 a Casteldaccia, costata la vita a cinque operai mentre intervenivano per rimuovere un’ostruzione in una vasca di raccolta dei liquami. Le vittime sono Epifanio Alsazia, Giuseppe La Barbera, Ignazio Giordano, Giuseppe Miraglia e Roberto Ranieri.

Secondo quanto reso noto dai Pubblici Ministeri titolari del fascicolo, dott.ssa Elvira Cuti e dott. Giacomo Barbara, sei persone – insieme alle società Quadrifoglio Group Srl e Amap Spa – sono ora indagate per omicidio colposo aggravato, lesioni personali colpose gravissime e responsabilità amministrativa delle aziende ai sensi del D.Lgs. 231/2001.

Tra gli indagati figurano Nicolò Di Salvo, legale rappresentante di Quadrifoglio Group e responsabile dei servizi di prevenzione; Wanda Ilarda e Salvatore Rappa, dipendenti Amap responsabili rispettivamente della fase di gara e di esecuzione dei lavori; Gaetano Rotolo, dirigente Amap e direttore dei lavori; Sergio Agati, responsabile unità impianti elettrici; e Girolamo Costa, RSPP di Amap.

La Procura contesta agli indagati gravi omissioni nella gestione della sicurezza sul lavoro, tra cui la mancata valutazione del rischio in ambienti confinati, l’assenza o l’irregolarità dei Piani di Sicurezza e Coordinamento, la mancata nomina di un coordinatore della sicurezza e il mancato controllo sull’uso di dispositivi di protezione individuale. Tali negligenze avrebbero permesso ai lavoratori di entrare nella vasca senza adeguati dispositivi, esponendoli a gas tossici – in particolare acido solfidrico – che hanno provocato la morte immediata.

La Procura ha inoltre indagato le società Quadrifoglio Group e Amap Spa per responsabilità amministrativa, sottolineando la mancata adozione di modelli organizzativi idonei a prevenire reati simili e il risparmio di spesa a discapito della formazione e della sicurezza.

Parallelamente, le autopsie sulle vittime, eseguite dall’équipe di medici legali dell’Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Palermo, hanno confermato che i decessi sono compatibili con l’inalazione di gas tossici e asfissia acuta. I familiari delle vittime, in particolare della più giovane, Giuseppe La Barbera, ventinovenne padre di due bambini, hanno nominato consulenti legali per tutelare i propri diritti e attendono ora che la giustizia accerti ogni responsabilità.

Questa tragedia ha colpito profondamente la comunità, richiamando l’attenzione sull’importanza della sicurezza sul lavoro in ambienti confinati e sulla necessità di prevenire simili incidenti in futuro.