Ivan Ficano, pagine noir con il primo romanzo “Cosa vuoi sentirmi dire”

Ivan Ficano fa immergere il lettore in atmosfere noir con il suo primo romanzo “Cosa vuoi sentirmi dire”.

Giocare con le parole può essere pericoloso, come scherzare con il fuoco. Gigi e Chiara lo scoprono a spese loro, quando ormai il gioco si è spinto troppo in avanti. Quel gioco che ha inventato Gigi, quello di chattare con gli sconosciuti spacciandosi per qualcun altro, rischia di portarlo alla rovina. E Chiara si ritrova ad esserne protagonista, a sua insaputa. Dal conflitto tra il bisogno di emozionarsi e l’esigenza di controllare tutto e tutti, e dalla voglia di sentirsi vivi contro le cervellotiche aberrazioni di una mente perversa, scaturiscono inquietanti interrogativi e colpi di scena.

Ci si immerge completamente nella lettura attraverso la “penna” di Ivan Ficano. Il suo è un romanzo psicologico dalle tinte noir, edizioni “I buoni cugini editori” (www.ibuonicuginieditori.it), che invita il lettore a mettersi “scomodo”, sempre pronto a cambiare posizione, per poi alla fine lasciarlo spiazzato.

Nato a Palermo, 43 anni, Ficano è ricercatore in una multinazionale nel settore dell’information technology. Padre di due figli, appassionato di musica, “drogato di tennis” come si definisce, è da sempre affascinato dalla sorprendente complessità degli esseri umani (almeno di alcuni di loro).

“Dopo avere sperimentato forme di scrittura spontanea ed irresponsabile – spiega l’autore – ho deciso di frequentare alcuni corsi qualificati sul mondo della scrittura, dello story telling e della comunicazione. Da settembre 2016 a giugno 2017 ho partecipato a Treossi, un laboratorio itinerante di scrittura e creazione del personaggio in quattro stanze per il teatro e la narrativa a cura di Rosario Palazzolo, durante il quale ho sviluppato l’idea del romanzo”.

Ivan Ficano con “Cosa vuoi sentirmi dire”, la sinossi

Gigi fa uno strano gioco, per divertirsi con i suoi amici: prende il cellulare di Mimmo, o di Andrea, o di chiunque gli capiti a tiro, e manda messaggi a una donna presa a caso dalla lista dei contatti. Inizia a chattare, rubando l’identità dell’amico, e il gioco va avanti.

Ed è un vero talento, quello di Gigi. Il gioco funziona, gli esiti sono sorprendentemente efficaci, la cosa inizia a diventare interessante. Tanto che gli amici adesso gli chiedono di giocare… e giocare… Fino a quando il giro si allarga e il gioco diventa un secondo lavoro. Gigi adesso chatta per professione, ma nessuno deve saperlo. Neanche Chiara, che Gigi ha conquistato con questo stesso gioco, di cui diventa allo stesso tempo vittima e protagonista inconsapevole. Perché il gioco prende una strana piega, inaspettata.

Gigi inizia a condurre una vita parallela, fatta di migliaia di messaggi, di frasi, di parole inventate, finte, create appositamente per clienti che in alcuni casi neanche conosce. Ma il giocattolo si può rompere da un momento all’altro. Ed è di quei giocattoli che quando si rompono fanno molto male.

La domanda è: le parole, anche quando sono vere, fino a che punto lo sono? Cos’è che ci dà la capacità di fidarci di quello che sentiamo, e perfino di quello che diciamo noi stessi?

Mentre Gigi crede di reggere i fili dei suoi personaggi, in una fusione tra realtà ed immaginazione, Chiara vive la sua vita, da donna, da essere umano. Due esistenze si incrociano, due modi di stare al mondo si scontrano. Da un lato l’esasperata voglia di controllare tutto, dall’altro il bisogno di sentirsi vivi a qualunque costo. È da questo conflitto che scaturiscono colpi di scena e interrogativi inquietanti sulle relazioni umane, e sulla disperata ricerca di una salvezza forse ancora possibile.