Altro che Guerra, lo Psichiatra di Torino Lodovico Berra tratta il tema di un nemico invisibile

In un recente convegno uno psichiatra Italiano ha pronunciato queste parole: “il conflitto è padre e re di tutte le cose“. Parole che hanno un peso ma necessarie per introdurre chi di presentazioni non ha veramente bisogno. Stiamo parlando di un importante esponente della psichiatria Italiana, che in maniera originale e con taglio autentico è riuscito ad indagare nelle identità nascoste della mente umana. Si chiama Lodovico Berra, è direttore e fondatore della Scuola italiana di psicoterapia esistenziale (SIPE), autore di centinaia di pubblicazioni scientifiche e di decine di libri, nonché docente di Psicopatologia, Psicologia clinica e di Teoria e Metodologia della pratica filosofica, e dal 2005 professore di Psicologia biologica e Neuroscienze allo IUSTO, Istituto universitario salesiano.  Nato a Torino vanta un curriculum di tutto rispetto, noto tra gli esperti italiani  per i suoi contributi teorici e clinici in vari ambiti della Psichiatria, come per esempio: 

  • La depressione nelle varie età della vita, nell’adolescenza, nell’età adulta e nell’anziano
  • I disturbi d’ansia, attacchi di panico
  • Il disturbo ossessivo compulsivo
  • I disturbi da stress e conseguenti a traumi
  • I disturbi psicosomatici ed ipocondriaci, somatizzazioni
  • I disturbi dell’alimentazione: obesità, anoressia e bulimia
  • I disturbi del sonno: insonnia, incubi e terrore notturno
  • I disturbi del controllo degli impulsi
  • I disturbi della memoria, demenza senile e demenza di Alzheimer
  • Le psicosi schizofreniche e deliranti
  • I disturbi psicosessuali

Con questo articolo cercheremo di ripercorrere alcune tappe del professore. Negli anni 80 ha dato inizio al primo gruppo di studio e ricerca sulla psicologia esistenziale, fondando la Scuola Italiana di Psicoterapia Esistenziale ( SIPE ), ispirata al pensiero del Prof. Michele Torre, di cui fu allievo e collaboratore, Ha partecipato a convegni di levatura internazionale in vari paesi del mondo in contatto con le più importanti università statunitensi, come Harvard University, la Columbia University a New York e la Duke University nel North Carolina.

Tra i temi più interessanti e profondi di cui si occupa il professore vi sono le parafilie (di cui è prossima l’uscita di un nuovo libro) e in particolare la pedofilia, argomento inquietante che apre un argomento che negli ultimi anni si è rivelato emergente e sempre più preoccupante. Di fatto con l’espansione di internet il concetto di normalità sessuale si è molto modificato, con la diffusione, a volte incontrollata, di comportamenti che facilmente configurano reati. Tra questi la pedofilia rappresenta una tendenza nascosta, che raramente appare nelle cronache dei giornali. Spesso infatti queste perversioni emergono solo a seguito di segnalazioni da parte del Tribunale.

Nella pedofilia l’eccitamento ed il soddisfacimento sessuale vengono ottenuti preferenzialmente, o esclusivamente, attraverso l’attività erotica con bambini in età prepuberale.

Si ritiene comunemente che la pedofilia sia una perversione solo maschile, anche se sono noti casi di donne che hanno ripetutamente rapporti sessuali con bambini.

Nel 15% dei casi denunciati, il pedofilo è un parente, configurando quindi un rapporto di tipo incestuoso.  Questa percentuale è probabilmente nella realtà più elevata, in quanto spesso molti casi non vengono denunciati per proteggere il familiare.

Nell’ambito della famiglia è così frequente osservare comportamenti parafilici, come la pedofilia, rivolti ai membri stessi, come il figlio o la figlia. Le regole di convivenza familiare vengono così infrante, con la complicità frequente della moglie o del marito, che minaccia di svelare i segreti familiari.

Ogni età può essere coinvolta e, nel corso di una vita, non vi sono momenti esenti da questo rischio.

Il bambino può essere sedotto dal regalo di giocattoli o dal fargli credere di avere a che fare con un personaggio famoso.

È evidente come tutto questo possa generare angoscia in ogni membro della famiglia e spesso si debba ricorrere al medico psichiatra, che può intraprendere una psicoterapia o una terapia di tipo farmacologico.

La condanna sociale del pedofilo è ben nota con sentenze, insulti o scritte in luoghi pubblici che compromettono ulteriormente la psicopatologia del pedofilo, che a volte viene anche accusato di stalking dalle vittime o dai loro conoscenti.

Ma anche Papa Fracesco Li chiama “lupi atroci”, un’espressione del tutto inusuale per il lessico papale. Che esprime tutto il disagio, il dolore e anche il senso dell’emergenza che rappresenta la piaga della pedofilia nella chiesa. Francesco parla nel discorso di Natale alla Curia, al suo “governo”, una delle occasione più importanti e ufficiali dell’anno. È sempre un discorso-manifesto (lo fu quattro anni fa nel celebre discorso sulle 15 “malattie” della Chiesa, tra cui la pedofilia) e quest’anno lo centra ancora di più sul tema degli abusi, che ha segnato questo 2018 orribile che lui stesso riconosce, quando dice che “la barca della Chiesa quest’anno ha vissuto e vive momenti difficili, ed è stata investita da tempeste e uragani”. Le parole del lungo discorso davanti a cardinali, arcivescovi e monsignori – tra loro per la prima volta c’è anche un laico del rango di “ministro”, Paolo Ruffini, prefetto della Comunicazione – sono di condanna di quelli che sentendosi “unti dal Signore” approfittano del loro potere e compiono atti abnormi, non temono il giudizio di Dio ma solo di essere scoperti.

Lodovico Berra