“Vietato dare da mangiare a cani e gatti in Sicilia”: 500 euro di multa per chi lo fa | Rivolta popolare
Polemica sull’ordinanza anti-cibo per animali randagi di questo paese della Sicilia: il sindaco vieta di nutrire cani, gatti e volatili
A Castelbuono, comune di circa 8 mila abitanti nella città metropolitana di Palermo, è scoppiata una vera e propria polemica dopo che il sindaco, Mario Cicero, ha firmato un’ordinanza che vieta di somministrare cibo a cani, gatti e volatili nelle aree pubbliche. Il provvedimento riguarda il centro urbano, le zone limitrofe, il Parco Rimembranze e il Parco Santa Croce, imponendo un divieto assoluto di gettare granaglie, scarti alimentari o altri tipi di alimenti, anche sterilizzanti, per gli animali randagi presenti sul territorio.
L’ordinanza prevede inoltre sanzioni amministrative per chi dovesse violare il divieto, con multe che vanno da un minimo di 25 euro fino a un massimo di 500 euro. La misura, secondo il sindaco, nasce dall’esigenza di garantire igiene e decoro urbano, ma la sua rigidità ha subito alimentato proteste e critiche da parte di associazioni animaliste e di cittadini preoccupati per il benessere degli animali.
L’Oipa (Organizzazione Internazionale Protezione Animali) ha già presentato un’istanza di revoca in autotutela, definendo l’atto del Comune “eticamente molto discutibile e potenzialmente illegittimo”. Secondo il presidente nazionale dell’Oipa, Massimo Comparotto, il provvedimento sarebbe in conflitto con la legge nazionale n. 281/91, con la legge regionale della Sicilia n. 15/22 e con l’articolo 9 della Costituzione, che tutela il rapporto tra uomo e ambiente, inclusi gli animali.
Comparotto avverte che, in caso di ricorso al Tar, l’ordinanza potrebbe essere annullata e il Comune potrebbe dover sostenere anche le spese legali, con conseguente danno erariale. L’Oipa invita il sindaco a valutare attentamente l’opportunità di ritirare il provvedimento, evitando così contenziosi e ulteriori tensioni con cittadini e associazioni animaliste.
Precedenti giurisprudenziali
Il tema non è nuovo in Italia. Già negli anni Novanta, il Consiglio di Stato sottolineava che “nessuna norma di legge fa divieto di alimentare i randagi nei luoghi in cui essi trovano rifugio”. Più recentemente, il Tar della Puglia ha annullato un’ordinanza del Comune di Panni, che vietava ai cittadini di alimentare cani vaganti tramite il deposito di cibo a terra, riconoscendo il diritto dei cittadini di collaborare alla cura degli animali senza violare norme igienico-sanitarie.
L’Oipa definisce l’ordinanza del sindaco di Castelbuono “eticamente molto discutibile”, perché ignora il principio del benessere animale e limita azioni civiche di sostegno ai randagi. L’associazione sottolinea come simili provvedimenti possano avere effetti negativi non solo sugli animali, ma anche sull’immagine dei comuni, generando divisioni tra cittadini e istituzioni.

Proposte alternative
Secondo l’Oipa, il Comune potrebbe garantire decoro e igiene predisponendo punti di somministrazione controllati, in collaborazione con volontari e associazioni locali. Questo approccio consentirebbe di nutrire gli animali in sicurezza, evitando l’abbandono di rifiuti e promuovendo al contempo una cultura di cura responsabile, senza ricorrere a misure drastiche e punitive.
Il dibattito a Castelbuono resta acceso e i cittadini attendono di capire se il sindaco Cicero manterrà l’ordinanza o farà un passo indietro. In caso di ricorso al Tar, la decisione della giustizia amministrativa potrebbe diventare un precedente importante per altri comuni italiani, che si trovano a bilanciare la tutela del decoro urbano con la salvaguardia del benessere degli animali randagi.
