Allerta terremoto in Sicilia: fate molta attenzione cittadini | L’allarme
Terremoto di Magnitudo 3.6 nello Stretto di Messina, panico e gente in strada, una zone che si conferma altamente sismica
Una scossa di terremoto di magnitudo 3.6 ha interessato l’area dello Stretto di Messina, facendo tremare edifici e suscitando preoccupazione tra i residenti di Calabria e Sicilia. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha localizzato l’epicentro a circa 49 chilometri di profondità, nei pressi dei comuni di Itala e Rometta. Nonostante la magnitudo moderata, il fenomeno ha generato apprensione tra la popolazione, abituata a convivere con la sismicità della zona.
Le prime segnalazioni sono arrivate rapidamente da diverse città della regione, da Messina a Catania. Numerosi cittadini hanno raccontato di aver avvertito il tremore all’interno delle abitazioni. Alcuni hanno riferito la caduta di oggetti, mentre altri hanno vissuto momenti di panico. Fortunatamente, non risultano feriti né danni significativi a edifici o infrastrutture.
Le autorità locali, insieme ai volontari della protezione civile, hanno immediatamente attivato i protocolli di sicurezza per verificare eventuali emergenze. L’attenzione si è concentrata soprattutto sulle strutture sensibili e sulle zone storiche della città, dove eventuali danni potrebbero avere conseguenze più gravi. Il rapido intervento ha permesso di rassicurare la popolazione e monitorare l’evoluzione dell’attività sismica.
Lo Stretto di Messina è storicamente una delle aree più attive del Mediterraneo dal punto di vista sismico, situata nell’area di subduzione tra le placche africana ed eurasiatica. Eventi di magnitudo intorno al 4 non sono rari, ma gli esperti sottolineano l’importanza di mantenere alta la vigilanza, predisponendo piani di emergenza e misure preventive per ridurre i rischi associati a terremoti più intensi.
Nuovi studi sulla geologia locale
Un team internazionale di ricercatori, tra cui esperti del Cnr-Ismar, ha recentemente analizzato lo Stretto di Messina combinando dati sismici, rilievi del fondale marino e immagini del sottosuolo. Lo studio, pubblicato su Tectonophysics, offre nuove prospettive sui processi geologici che rendono questa regione così vulnerabile ai terremoti, consentendo una migliore comprensione dei meccanismi che regolano la deformazione della crosta terrestre.
Le analisi hanno evidenziato che la deformazione non si concentra su una singola faglia, ma si estende lungo un ampio corridoio che comprende la Faglia Ionica a sud e la Faglia di Capo Peloro a nord dello Stretto. I terremoti più frequenti si verificano tra 6 e 20 km di profondità, mentre a livelli maggiori, tra 40 e 80 km, si osservano movimenti più complessi che combinano estensione e compressione della crosta terrestre.

Piccole faglie e rischio sismico
Lo studio identifica inoltre un sistema di piccole faglie a gradini orientate NE-SO, che formano un’area ellittica vicino all’epicentro del devastante terremoto del 1908. Proprio in corrispondenza di queste faglie si sono verificate alcune sequenze sismiche recenti, negli anni 2005, 2006, 2014 e 2016. La dinamica prevalente della regione risulta transtensiva, caratterizzata da estensione della crosta e movimenti laterali, che contribuiscono alla complessità della sismicità locale.
Queste nuove evidenze scientifiche offrono strumenti preziosi per migliorare le strategie di prevenzione e gestione del rischio sismico in un’area densamente popolata e storicamente colpita da eventi distruttivi. L’INGV continua a monitorare costantemente l’attività sismica, invitando la popolazione a seguire le indicazioni delle autorità e a mantenere comportamenti prudenti in caso di scosse future. La conoscenza dei meccanismi geologici locali rappresenta oggi una risorsa fondamentale per la sicurezza dei cittadini.
