Venne costruito, nel 1955, con i soldi della Cassa del Mezzogiorno, proprio accanto all’antica acropoli della città di Gela, ma nessuno avrebbe mai immaginato che sarebbe diventata la location per uno spot elettorale. Protagonista un candidato alle prossime elezioni regionali. In realtà, non ci sarebbe nulla di male se il politico avesse seguito la regolare procedura per la realizzazione del servizio, con tanto di riprese panoramiche sui preziosi reperti archeologici.
Secondo quanto dichiarato dal direttore del museo, Ennio Turco, il candidato sarebbe entrato all’interno del museo, pagandone il regolare biglietto d’ingresso, insieme alla propria troupe televisiva per poi iniziare le riprese. Il direttore avrebbe quindi diffidato il politico dal mettere in onda il suo spot, in attesa di regolare autorizzazione. Sarebbe stato infatti invitato a regolarizzare la pratica attraverso la presentazione di una apposita domanda di utilizzo oneroso della sala. Sarebbe, infatti, la stessa procedura utilizzata per convegni, spettacoli, o per le riprese di una coppia di sposi all’acropoli. Il costo si aggira sui cento euro. Una volta pagata la cifra, il candidato sarà libero di far circolare lo spot e di associare, quindi, la propria campagna elettorale al museo archeologico.
Occorre pagare anche per morire, una frase che conoscono veramente tutti. Ma è realmente vero?…
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