Indice di rischio e bische clandestine: il doppio volto del gioco d’azzardo in Sicilia
La Sicilia si conferma una delle regioni italiane più esposte ai rischi derivanti dal gioco d’azzardo. Un recente studio dell’Istituto per il Monitoraggio del Comportamento Online (IMCO) traccia un quadro preoccupante, posizionando l’Isola ai vertici delle classifiche nazionali per spesa e incidenza del fenomeno. Parallelamente, le cronache da Palermo, con blitz in circoli di poker e bische clandestine, aggiungono un ulteriore livello di complessità, portando a galla un apparente paradosso: la persistenza di un’offerta fisica illegale o ambigua a fronte di un canale online legale e controllato.
Il quadro del gioco in Sicilia: un’isola ad alto rischio
I dati confermano un’elevata vulnerabilità del territorio siciliano. Secondo lo studio IMCO, l’isola registra una spesa pro capite annua di 2.200 euro, tra le più alte del Mezzogiorno. A questo si aggiunge una prevalenza del disturbo da gioco d’azzardo (GAP) che colpisce il 3,2% della popolazione adulta e una rete di 320 punti gioco fisici ogni 100.000 abitanti. Questi fattori contribuiscono a collocare la Sicilia al secondo posto in Italia, dopo la Calabria, per indice di rischio complessivo.
L’indice di rischio, calcolato su una scala da 0 a 1, assegna alla Sicilia un punteggio di 0,80. Tale valore sintetizza la probabilità che la popolazione sviluppi comportamenti problematici, ponderando indicatori economici, sociali e sanitari. Tuttavia, è fondamentale sottolineare un limite metodologico dello studio: l’analisi si riferisce esclusivamente ai punti gioco fisici. Il canale del gioco online, con la sua pervasività e accessibilità, non è conteggiato, ma è ragionevole supporre che possa amplificare ulteriormente i livelli di esposizione al rischio già elevati.
Il caso del poker a Palermo: tra illegalità e vuoti normativi
Il fenomeno palermitano del poker live funge da cartina di tornasole per una problematica più ampia, di cui le istituzioni si stanno occupando. Recenti operazioni delle forze dell’ordine hanno svelato una duplice realtà. Da un lato, sono emerse vere e proprie bische clandestine, strutturate con finalità di lucro e mascherate da associazioni sportive dilettantistiche, come nel caso dei blitz nei quartieri Kalsa e Malsaspina. Dall’altro, prospera una vasta zona grigia popolata da circoli che si muovono sul filo della legalità.
Ne è un esempio il caso del circolo “Double Up”, dove le forze dell’ordine hanno identificato numerosi professionisti durante un torneo. Qui la questione si sposta sul piano giuridico. Gli organizzatori sostengono la liceità dell’evento, configurato come torneo “freezeout”, una modalità che la giurisprudenza della Cassazione tende a non considerare gioco d’azzardo per la prevalenza dell’abilità. La vicenda evidenzia un profondo vuoto normativo nazionale, lo stesso che aveva già portato lo stesso circolo a vincere una causa analoga nel 2010, lasciando giocatori e operatori in un perenne limbo.
Di fronte a questi episodi, sorge una domanda: perché, con l’ampia disponibilità di piattaforme di gioco online legali e sicure, un numero così elevato di persone continua a frequentare luoghi fisici che comportano rischi legali? Le vicende palermitane potrebbero indicare una sorta di fallimento dei siti dedicati al gioco online, che per legge dovrebbero garantire più sicurezza agli utenti perché sottoposti ad un controllo costante da parte delle autorità. La loro offerta, evidentemente, non risulta abbastanza appetibile da arginare il fenomeno del gioco fisico non autorizzato.
Non è detto però che questo dipenda dalla varietà della proposta di giochi: è probabile, invece, che i siti di poker e gioco online non riescano a restituire all’utente l’emozione caratteristica del gioco d’azzardo. Mancando quindi di una componente puramente emotiva, ma fondamentale per chi ama l’esperienza del gioco associato al rischio.
La spiegazione potrebbe risiedere nella natura stessa dell’esperienza di gioco. L’adrenalina del tavolo verde, la socialità e l’interazione diretta sono elementi che il canale digitale fatica a replicare. Questa preferenza spinge una parte dei giocatori a cercare contesti non regolamentati o ambigui, vanificando in parte gli sforzi istituzionali volti a canalizzare il gioco verso un’offerta legale, tracciata e sicura. Il risultato è un paradosso in cui la sicurezza garantita dalla legge non riesce a competere con l’attrattiva del rischio e della convivialità, alimentando un mercato parallelo difficile da sradicare.
