Corini vattene, aggrappato alla poltrona, tifosi stufi e società immobile

Arriva un momento in cui il risultato sportivo è più importante della programmazione e dei soldi. Arriva un momento in cui la dignità del proprio lavoro si vede anche prendendo decisioni, popolari o impopolari che siano, facendo dei passi indietro con tanto di mea culpa.

Corini vattene

Non si sono sentite altre parole sugli spalti del Barbera al termine di Palermo – Venezia. Uno 0-3 casalingo che ha messo a nudo tutti i problemi di una squadra che continua ad essere tecnicamente allo sbando e lo era anche quando un mini filone di risultati positivi l’aveva portata vicino al secondo posto utile per la promozione diretta in Serie A.

Il gioco non c’è mai stato e le scelte dell’allenatore sono spesso incomprensibili: l’incapacità di intervenire durante il match con cambi che quasi mai hanno portato benefici al gioco o al risultato; L’evidente incapacità di trasmettere alla squadra la grinta necessaria per un campionato come quello cadetto che per la quantità di partite da giocare non può essere affrontato sempre con freschezza atletica. Manca quella forza mentale, quella determinazione, quella voglia di non deludere i tifosi e quella grinta che dovrebbe trasmettere l’allenatore e che dovrebbe fare la differenza.

Tutte doti che il Palermo di Eugenio Corini ha dimostrato di non avere nelle sue corde. Una squadra quella rosanero che si perde al primo momento di difficoltà. E per quante responsabilità possano avere (e le hanno) i singoli giocatori, è l’allenatore che deve assumersi le sue e capire di non essere più utile alla causa.

Una società immobile

L’allenatore non si tocca, a volte lo hanno detto a chiare lettere, altre lo hanno dimostrato tacendo, altre ancora hanno motivato la loro scelta coprendo l’inadeguatezza di un gioco quasi mai espresso a livelli accettabili, con dichiarazioni distensive che profumavano di programmazione e di budget (da non sprecare per un secondo timoniere). Forse la società si aspetta che Mister Corini faccia un passo indietro che non fa.

Aggrappato alla panchina come fosse un comodissima poltrona sulla quale evidentemente si sente un tutt’uno, va avanti per la sua strada, visibilmente non disturbato né dal malumore dei tifosi né dai risultati sul campo. E mentre i tifosi continuano a riempire il Barbera, sembra che debbano sempre e solo ringraziare per quello che ricevono dall’alto. Però ci si aspetta che la voglia di Serie A si manifesti in campo e fuori dal campo anche da parte di chi ha architettato il programma triennale.

Ci si aspetta che ciò che è visibile agli occhi di tutti nei deprimenti spettacoli in campo porti a riflessioni più profonde. Il Palermo gioca male ha pochi punti, rischia di non disputare nemmeno i playoff e la società non può continuare a percorrere la stessa strada pensando che all’improvviso qualcosa cambi.