Controffensiva ucraina, ma Mariupol è ormai circondata dai russi

LEOPOLI (UCRAINA) (ITALPRESS) – La controffensiva ucraina da una parte, che ha permesso a Kiev di riconquistare qualche territorio in quattro zone diverse. Dall’altra, invece, l’accerchiamento ormai quasi completo di Mariupol, che potrebbe portare nel medio periodo alla capitolazione della città. La quinta domenica di guerra si chiude con la conferma che il fronte meridionale è sempre più in mano russa mentre in tutto il resto del Paese il Cremlino continua a riscontrare difficoltà.

Che le truppe ucraine abbiano sferrato operazioni mirate per riprendersi alcune località lo ha annunciato uno dei consiglieri di Zelensky, Oleksiy Arestovych, che ha sottolineato gli attacchi compiuti attorno alla Capitale ma anche a Kharkiv, a Sumy e persino a Kherson, l’unica, fra le grandi città, ad essere caduta già da qualche settimana nelle mani di Mosca. Si tratta di controffensive non su vasta scala e limitate da un punto di vista territoriale, ma che testimoniano la vitalità dell’esercito di Kiev, intenzionato non solo a resistere ma se possibile a contrattaccare.

Se queste, per il governo ucraino, sono le buone notizie di giornata, quelle meno positive arrivano invece dalla martoriata Mariupol. Nella località più importante sul Mare d’Azov si continua a combattere casa per casa ma tutta la periferia, in tutte le direzioni, è ormai circondata e le probabilità che anche il centro possa presto essere occupato dalle truppe di Mosca aiutate dai separatisti del Donbass sono sempre più elevate.

Dall’altra parte del Paese, a ovest, continua a crescere il timore dopo i sei missili caduti ieri su Leopoli. Tre hanno quasi completamente distrutto la raffineria a tre chilometri dalla piazza principale, una delle più belle di tutta l’Ucraina; gli altri hanno invece colpito una fabbrica militare. Preoccupa che gli spari siano partiti dal Mar Nero: questo significa che Putin potrebbe alzare il tiro sulla parte occidentale pur mantenendo fuori dai giochi la fanteria. La precisione dei colpi partiti da sud ha evitato che ci siano vittime (solo feriti) ma si tratta di zone densamente abitate ed un solo errore di qualche metro avrebbe causato una strage.

La diplomazia nel frattempo si rimetterà al lavoro domani con un nuovo tavolo di negoziati previsto in Turchia fino a mercoledì ma il pessimismo regna sovrano. Alle parole pronunciate ieri da Joe Biden è seguito un coro di smentite. Il presidente americano, nel suo discorso a Varsavia, aveva sostanzialmente auspicato un cambio di regime a Mosca ma il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha negato che questo sia l’obiettivo di Washington. Anche Josep Borrell, alto rappresentante dell’Unione Europea, ha sottolineato che “spetta ai cittadini russi” decidere il loro futuro. “Noi vogliamo semplicemente impedire che l’aggressione continui”. Impossibile verificare, infine, se le frasi del parlamentare russo Sergey Savostyanov siano sono una boutade o meno: “Per un processo più completo dovremmo puntare a un’offensiva anche contro Polonia, Paesi baltici e Kazakistan”. Se fossero vere rappresenterebbero l’escalation definitiva.