Cassazione, legge Severino: Maglie più larghe

Nell’immaginario collettivo, fra tanti, sono due gli apparati di Stato che, per il loro delicato ruolo, riscuotono assoluta fiducia perché depositari di garanzie e di certezze. Sono la Corte Costituzionale e la Suprema Corte di Cassazione. Le due Istituzioni (senza volere penalizzare le tante altre che muovono la macchina statale) esercitano il loro potere per tutelare il delicato settore della Giustizia e quello della costituzionalità dei provvedimenti governativi e delle leggi votate dai due rami parlamentari. Le valutazioni di merito sul loro operato, raramente sollevano dubbi, incertezze o perplessità. A conferma di quanto detto, in particolare per la Cassazione, quando si fanno affermazioni su certezze quasi “dogmatiche” perché indiscutibili, si usa dire “ma che e’Cassazione?” In perfetta linea con il suo modus operandi, ora, la Suprema Corte ha deciso di dare il via libera all’interpretazione non più restrittiva, ma a maglie larghe, della legge Severino. Questo e’ un segnale di indiscusso valore che può essere l’inizio di un allentamento della tensione tra Giustizia e Politica. Non si entra nel merito di chi può trarre beneficio dalla decisione della Cassazione sulla legge Severino, ma e’ certo che questa nuova e interessante svolta potrà fare, finalmente, chiarezza sul caso Berlusconi. Ora si guarda a questa svolta che può determinare, non solo per Berlusconi, ma anche Tutti, un nuovo regime di distensione e di tranquillità. Le ragioni della eventuale non decadenza da Senatore della Repubblica, si fanno piu’ solide e meno attaccabili sul piano giuridico. Chi scrive chiude con le dovute scuse ai lettori e all’interessato per un “lapsus” commesso In una nota del 22 u.s. pubblicata su questo giornale con argomento: elezioni anticipate. La nota citava, fra le cause che sono motivi di tensione in campo politico, anche la recente Sentenza sulla interdizione di Berlusconi dai pubblici uffici. Il lapsus e’ consistito nel fatto di avere confuso i Pubblici Uffici, come erroneamente scritto, con i Diritti Civili.