Carceri, sindacato: “Fuori i detenuti adulti dalla carceri minorili”

Dopo le dichiarazioni del Ministro della Giustizia Carlo Nordio sui provvedimenti che il Governo assumerà per fronteggiare la situazione critica che caratterizza le carceri minorili della Nazione, interviene anche Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE: “Io credo che la soluzione ai problemi della giustizia minorile non possa essere solo quella di avere più direttori e dirigenti. Servono poliziotti e regole d’ingaggio chiare, tecnologia e formazione per chi sta in prima linea nelle Sezioni, strumenti di difesa e contrasto delle violenze.

Oggi tutti scoprono che la giustizia minorile così com’è non va, ma è da troppo tempo che il SAPPE denuncia come registriamo già da mesi, con preoccupante frequenza e cadenza, il ripetersi di gravi eventi critici negli istituti penitenziari per minori d’Italia. È da sottolineare che nell’ultimo periodo diversi detenuti delle carceri minorili provocano con strafottenza modi inurbani e arroganza i poliziotti penitenziari, creando sempre situazioni di grande tensione.

Ed è per questo che ci stupiamo di chi “si meraviglia” se chiediamo una revisione della legge che consente la detenzione di ristretti adulti fino ai 25 anni di età nelle strutture per minori. Legge voluta dal Ministro della Giustizia Orlando con Renzi premier, lasciata intonsa dal Guardasigilli Bonafede con Conte presidente del Consiglio e lo stesso da Cartabia e Draghi”. Capece ricorda che “come primo Sindacato della Polizia Penitenziaria abbiamo in più occasioni chiesto ai vertici del Dipartimento della Giustizia Minorile e di Comunità che le politiche di gestione e di trattamento siano adeguate al cambiamento della popolazione detenuta minorile, che è sempre maggiormente caratterizzata da profili criminali di rilievo già dai 15/16 anni di età e contestualmente da adulti fino a 25 anni che continuano ad essere ristretti.

Non è stato fatto nulla, zero assoluto, e i risultati sono l’evasione dal Beccaria, gli incendi e le aggressioni nelle altre carceri minorili di Nisida, Casal del Marmo, Bologna, Airola, Treviso, per citarne alcuni. La realtà detentiva minorile italiana, come denuncia sistematicamente il SAPPE, è più complessa e problematica di quello che si immagina: per questo si dovrebbe ricondurre la Giustizia minorile e di Comunità nell’ambito del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria piuttosto che mantenerla come Dipartimento a sé”.

“I vari Governi che si sono alternati negli anni”, conclude, “attraverso l’Amministrazione della Giustizia minorile e di Comunità ed il Ministero della Giustizia, anziché adottare provvedimenti che garantiscono ordine e sicurezza nelle carceri hanno dato corso ad una riforma penitenziaria che ha minato proprio la natura stessa di pena e carcere, affidando il carcere ai detenuti e depotenziando anche il ruolo della Polizia Penitenziaria. E questo è grave e inaccettabile. Come grave e inaccettabile che tutti i giorni i poliziotti penitenziari debbano fare i conti con le criticità e le problematiche che rendono sempre più difficoltoso lavorare nella prima linea delle sezioni delle detentive delle carceri, per adulti e minori, senza gli strumenti idonei e necessari. Mi riferisco alla necessità di nuove assunzioni nel Corpo di Polizia Penitenziaria, corsi di formazione e aggiornamento professionale, nuovi strumenti di operatività come il taser, kit anti-aggressioni, guanti antitaglio, bodycam, promessi da mesi dai vertici ministeriali ma di cui non c’è traccia alcuna in periferia”.