Appalti “pilotati” al CARA di Mineo: Odevaine racconta il business degli immigrati

Dalle intercettazioni di Luca Odevaine il consulente attorno a cui ruota il business degli immigrati, emerge un quadro preoccupante della gestione del Centro Assistenza Richiedenti Asilo (CARA) di Mineo. Parlando al telefono con il suo commercialista Odevaine racconta la formazione del raggruppamento che si è aggiudicato il primo appalto del 2011, assegnato dall’attuale sottosegretario all’Agricoltura, Giuseppe Castiglione, allora Presidente della Provincia di Catania e soggetto attuatore.
La strategia usata da Odevaine era semplice, mettere insieme un gruppo composito con società che avevano facevano riferimento a Comunione e Liberazione e alla Lega delle Cooperative, in modo da non subire attacchi politici.
L’acquisizione del primo appalto triennale sarebbe stata la chiave di volta per mettere le mani su un affare colossale, perché il successivo appalto da 100 milioni di euro del 2014 (con un altro soggetto attuatore), a detta dello stesso Odevaine, sarebbe stato “blindato”, ossia costruito su misura per consentire l’aggiudicazione ai precedenti gestori.
Il patto illecito avrebbe fruttato al consulente, già pesantemente invischiato nell’inchiesta romana “Mafia Capitale”, prima diecimila euro al mese e poi venti mila quanto il business era raddoppiato, insieme con il numero di migranti ospitato al CARA di Mineo.
Sempre secondo le intercettazioni Castiglione avrebbe individuato tra i partner l’azienda “La Cascina” appartenente a Comunione e Liberazione, cui si sarebbe avvicinato politicamente insieme al NCD di Alfano.
Sempre secondo quanto si evince dalle intercettazioni, sarebbe stato lo stesso Castiglione ad attribuire il ruolo di consulente dell’operazione a Odevaine, poi inserito nella commissione aggiudicatrice che scelse il raggruppamento vincitore.
L’ipotesi di un coinvolgimento nel business viene sdegnosamente respinta dal componente del governo Renzi: “Tutti gli atti sulle prime gare del Cara sono pubblici e vagliati sia dalla Corte dei conti che dalle prefetture quanto accaduto sull’ultima gara non lo so, perché io non ero più soggetto attuatore. Io non ho nulla a che fare con la vicenda di “Mafia capitale” e mi fa rabbia esserne coinvolto sui giornali”.