Legge finanziaria approvata all’alba: Schifani esulta, Galvagno avverte
L’Assemblea Regionale Siciliana ha approvato nella notte la legge finanziaria e il Bilancio di previsione 2026-2028 al termine di una lunga e tesa seduta parlamentare durata oltre otto ore. Il via libera è arrivato con 29 voti favorevoli e 23 contrari.
A esprimere soddisfazione è stato il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, che sui propri profili social ha commentato: «Esprimo grande soddisfazione per l’approvazione della legge di Stabilità e del Bilancio 2026-2028 da parte dell’Assemblea Regionale Siciliana. Un risultato di grande rilievo che conferma la solidità dell’azione di governo e il senso di responsabilità del Parlamento regionale».
L’approvazione della manovra è arrivata con oltre un’ora di ritardo rispetto al cronoprogramma stabilito dalla conferenza dei capigruppo, a causa della richiesta del capogruppo del Movimento 5 Stelle, Antonio De Luca, di votare separatamente le tabelle di bilancio. La contestazione riguardava in particolare gli aumenti delle spese per eventi destinati agli assessorati alle Attività produttive e al Turismo. L’aula ha quindi votato capitolo per capitolo, con alcuni tentativi di ricorso al voto segreto da parte del M5s che non hanno avuto esito positivo, grazie alla compattezza della maggioranza.
Nel corso della notte, il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno ha sospeso brevemente la seduta per consentire alla giunta Schifani di riunirsi e approvare le variazioni al bilancio di previsione. Al rientro in aula si sono svolte le dichiarazioni di voto di maggioranza e opposizione, seguite dal voto finale.
Galvagno in chat, “Non sono disposto a ricevere l’odio da alcuni colleghi”
La tensione politica, tuttavia, era già salita alle stelle nelle ore precedenti, culminando in un messaggio molto duro inviato da Galvagno ai deputati di maggioranza attraverso una chat interna. «È chiaro che dopo questa finanziaria, qualora non volessimo andare a casa prima, chiederò un serio confronto perché io non sono più disposto a perdere del tempo per fare incassare gli altri e per di più ricevere l’odio gratuito di alcuni colleghi», ha scritto il presidente dell’Ars.
Nel messaggio Galvagno ha espresso forte amarezza per il metodo seguito nella costruzione della manovra: «Questa finanziaria mi è arrivata con 134 articoli», ha scritto, aggiungendo in maiuscolo: «Non condivisi minimamente con me». E ancora: «Io sono certamente filo governativo ma rimango un parlamentare. È ormai evidente che molti problemi nascono da una mancanza di fiducia all’interno della stessa maggioranza e probabilmente in molti hanno anche ragione».
Il presidente dell’Ars ha poi sottolineato come gli unici articoli bocciati riguardassero due assessorati riconducibili a Fratelli d’Italia: “Mi è stato chiesto di salvare determinati articoli che sono stati messi in cassaforte e ricordo che gli unici articoli bocciati riguardano proprio due assessorati di FdI”.
Nel suo sfogo, Galvagno ha parlato apertamente di un clima pesante: “C’è un clima che definisco quasi di odio. Il presidente Daidone è stato quasi violentato in commissione Bilancio per la bulimia di alcuni e non è corretto». Quindi l’affondo: «Qui c’è gente che ha incassato e gente che è rimasta a bocca asciutta e non funziona. C’è gente che si lamenta e ha mimetizzato le proprie proposte all’interno di tabelle e riserve con accordi con più interlocutori»”.
Infine l’avvertimento politico: “Io difendo i colleghi parlamentari che realmente non hanno ottenuto nulla». Galvagno ha annunciato che, insieme al presidente della commissione Bilancio Daidone, procederà a una verifica dettagliata di quanto approvato: «Farò una verifica di tutto quello che è stato approvato quantificando per gruppo ed eventualmente per parlamentare le risorse che hanno incassato». E ha concluso: «Chi non ha avuto nulla verrà garantito in questa fase nelle uniche cose possibili rimaste: tabelle e riserve»”.
Un’approvazione sofferta, dunque, che certifica il via libera alla manovra finanziaria ma lascia aperte profonde tensioni all’interno della maggioranza di governo.

