Presentato per il mercato italiano, ad Avvinando Wine Fest, manifestazione del settore agroalimentare e vinicolo che si è svolta ai Cantieri Culturali alla Zisa, il progetto La Vucciria Food concept che raccoglie circa 500 piccoli e medi produttori siciliani e che mira alla conquista del mercato americano, giapponese ed europeo con prodotti di coltivazioni e produzione siciliani.
Il progetto sarà ripresentato al Fancy Food di New York, dal 25 al 27 giugno, ed era già stato illustrato lo scorso 25 aprile alla New York University, ospiti del quotidiano La Voce di New York accanto allo chef Joe Bastianich. Il marchio, La Vucciria, registrato nel 2014, è stata un’intuizione dell’imprenditore palermitano Antonio Di Dio. Ha debuttato con la donazione della targa La Vucciria posta all’ingresso di via Maccheronai, davanti allo storico mercato, diventata subito un’attrazione turistica. Il progetto si é evoluto in un casco da motociclista con l’effige dello storico quadro di Renato Guttuso, La Vucciria e adesso in un paniere alimentare che è partito dall’olio d’oliva, con una capacità di milioni di litri, seguiti nel percorso dalla spremitura all’imbottigliamento dall’antico frantoio Di Noto, del 1872, di Pettineo.
A New York è già presente una piattaforma di import per esportare negli Stati Uniti un contenitore di sicilianità che oltre al cibo includerà anche arte e design. Ideatori sono Antonio Di Dio, general manager del marchio La Vucciria, proveniente dal mondo del fashion e la socia Diana de Concini curatrice del marketing, che si affidano alla qualità di nicchia del prodotto e al design curato del packaging che raccoglie la tradizione siciliana nei colori e nelle forme. L’etichetta ha al suo interno il simbolo della “stidda”, la stella del carretto siciliano, realizzata dall’artista folk palermitano Roberto Cavallaro. Nel team anche l’architetto Alessandra Cerrito e il visual web developer Fabio Calabrese.
«Abbiamo compreso – hanno detto Di Dio e de Concini – che la Sicilia sta attraversando un momento d’oro sia per il turismo sia per l’agroalimentare. Nel mondo è vista come un’eccellenza mondiale, un marchio forte, e questo diventa una leva per fare economia e sistema di imprese. Proprio la capacità di unirsi è la principale evoluzione sociale e culturale dei siciliani, che prima per invidie preferivano tenere i prodotti nel sottoscala e adesso fanno squadra. Tutte le aziende di provenienza sono menzionate nelle etichette che andranno fuori dall’Isola. Il ritorno economico per i singoli produttori è immediato».
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