Dopo settimane di tensioni e polemiche, la frattura tra i Comuni di Trapani e Misiliscemi sulla gestione idrica è arrivata al punto di non ritorno. A palazzo D’Alì si prepara il deposito di una denuncia per interruzione di pubblico servizio nei confronti del vicino Comune autonomo. Parallelamente, Trapani sta lavorando alla presentazione di un decreto ingiuntivo da oltre tre milioni di euro per lavori e manutenzioni che, secondo l’accusa, non sarebbero mai stati saldati da Misiliscemi.
La crisi è esplosa sabato mattina con il blitz alla stazione di sollevamento di Marracco. Gli operai del Comune di Trapani, su disposizione del sindaco Giacomo Tranchida, hanno apposto i lucchetti agli accessi dell’impianto per impedire manovre non autorizzate. Una decisione maturata dopo che il primo cittadino di Misiliscemi, Salvatore Tallarita, aveva riattivato l’impianto in contrasto con le disposizioni trapanesi.
«Su una questione tanto prioritaria come è l’acqua serve chiarezza assoluta – ha dichiarato Tranchida – non possiamo permettere che manovre non coordinate, come quelle messe in atto da Misiliscemi, danneggino i cittadini trapanesi. Il sistema va gestito in maniera unitaria, come ribadito anche dalla Cabina di regia regionale, e noi siamo pronti a garantire il servizio pure per Misiliscemi. Ma non accettiamo atti che configurano interruzione di pubblico servizio e un pesante danno economico al nostro Comune».
Il sindaco Tallarita ha risposto parlando di «comportamento aggressivo e denigratorio» da parte di Trapani.
«È falso che Misiliscemi abbia interrotto l’erogazione – ha spiegato – l’ufficio tecnico aveva chiarito che la sospensione sarebbe scattata solo dopo la chiusura dei cicli di distribuzione. In realtà molte contrade erano senz’acqua da oltre quindici giorni, per scarsa pressione e chiusure ripetute. Noi abbiamo pagato tutto quello che ci è stato richiesto e non abbiamo ricevuto alcun rendiconto delle somme che continuano a confluire nelle casse di Trapani. Abbiamo già avviato le procedure per tutelare i nostri cittadini, sia per interruzione di pubblico servizio che per i danni subiti dall’Ente e dalle attrezzature».
A cercare di riportare ordine è intervenuta la Protezione civile regionale, che ha diffidato Misiliscemi a restituire l’impianto di Marracco a Trapani, ricordando che la gestione deve essere «unitaria e affidata a un unico soggetto», come previsto dalla normativa e dalle disposizioni dell’ATI idrico.
Il braccio di ferro istituzionale, nato attorno alla gestione della rete Bresciana, si sposta dunque nelle aule giudiziarie. Da un lato Trapani che prepara atti legali e richieste di risarcimento milionarie, dall’altro Misiliscemi che annuncia contromisure per difendere i propri interessi e quelli dei cittadini. Una guerra dell’acqua che rischia di trascinarsi a lungo, mentre intere contrade restano senz’acqua in piena estate.
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