Tanomattinale 30 aprile 2022: guerra in Ucraina, altissima tensione tra Russia e Usa, le parole minacciose di Lavrov; Vira, un’altra giornalista vittima del suo lavoro; il Time, il primo giorno di guerra Zelensky rischiò di essere ucciso o catturato; i dati ufficiali ONU, 6134 vittime civili; Mattarella, Lorenzo Parelli e il valore del lavoro per i giovani; in memoria di Pio La Torre, assassinato quarant’anni fa

Amiche e amici del #Tanomattinale buon giorno.
Guerra Russia Ucraina, giorno 66.
L’altissimo e pericolosissimo stato di tensione tra Russia e Stati Uniti è ampiamente testimoniato dalle parole ancora molto minacciose del ministro degli esteri russo in due interviste diversa a XinHua, agenzia di stampa cinese e l’emittente degli Emirati Arabi Al Arabiya. Sulla prima ci riferisce la Tass, agenzia di stampa ufficiale russa: “I paesi della NATO stanno facendo di tutto per impedire il completamento dell’operazione speciale russa in Ucraina mediante accordi politici, ha affermato il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov nell’intervista all’agenzia di stampa Xinhua. “Stiamo assistendo alla manifestazione del classico doppio standard e dell’ipocrisia dell’establishment occidentale in questo momento.

Esprimendo pubblicamente sostegno al regime di Kiev, i paesi della NATO stanno facendo di tutto per impedire il completamento dell’operazione attraverso il raggiungimento di accordi politici”, ha affermato il ministro russo. L’operazione militare speciale della Russia in Ucraina sta contribuendo a liberare il mondo dall’oppressione neocoloniale occidentale, ha affermato il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov in un’intervista all’agenzia di stampa Xinhua. “È ovvio che i tentativi dell’Occidente collettivo di ostacolare il corso naturale della storia, di risolvere i suoi problemi a spese degli altri sono destinati”, ha affermato il ministro, “Il mondo di oggi ha diversi centri decisionali, è multipolare. Vediamo come si sviluppano dinamicamente i paesi asiatici, africani e latinoamericani. Ognuno ha una reale libertà di scelta, comprese le modalità di sviluppo e la partecipazione a progetti di integrazione. La nostra operazione militare speciale in Ucraina contribuisce anche al processo di liberazione del mondo dal neocoloniale occidentale oppressione, che è densamente mista a razzismo e un complesso di eccezionalità”. E ancora: “Si è arrivati al punto in cui una minoranza occidentale sta cercando di sostituire l’architettura incentrata sulle Nazioni Unite e il diritto internazionale formatisi a seguito della seconda guerra mondiale con il proprio ordine ‘basato sulle regole’. Washington e i suoi alleati scrivono loro stessi queste regole e poi imporli alla comunità internazionale come obbligatori per l’attuazione”. Altre parole inquietanti sull’emittente araba, le traduco dal sito di Al Arabiya: “Il ministro degli Esteri ha affermato che la Russia non si considera in guerra con la NATO, ma che la NATO sì.

“Purtroppo, la NATO, a quanto pare, si considera in guerra con la Russia. I leader della NATO e dell’Unione Europea, molti dei quali in Inghilterra, negli Stati Uniti, Polonia, Francia, Germania e, naturalmente, il capo della diplomazia dell’Unione Europea Josep Borrell, dicono senza mezzi termini, pubblicamente e coerentemente: “Putin deve fallire, la Russia deve essere sconfitta .’ Quando usi questa terminologia, credo che pensi di essere in guerra con la persona che vuoi che venga sconfitta. Ha aggiunto che la Russia conosce le rotte utilizzate per rifornire di armi l’Ucraina, affermando che “non appena queste armi raggiungeranno il territorio ucraino, saranno un gioco corretto per la nostra operazione speciale”. Come dire: noi ci sentiremo autorizzati a colpirli.

Ancora una vittima dell’informazione che cerca di raccontare questa guerra orrenda. Come ci racconta Ukrinformm secondo l’Institute of Mass Information Vira Hyrych, giornalista di Radio Free Europe/Radio Liberty, è morta a causa dell’attacco missilistico russo a Kiev il 28 aprile. Inna Kuznetsova, caporedattore del servizio ucraino di RFE/RL, ha confermato queste informazioni all’IMI. Durante il bombardamento, un missile ha colpito l’appartamento della giornalista. Cinquantacinquenne, Vira Hyrych lavorava dal 2018 per la storica emittente di Radio Free Europe, finanziata dagli Stati Uniti, e – dicono ancora di lei – “odiava Putin”. Ma Putin, alla fine, l’ha uccisa. Girich ha avuto la sfortuna di vivere al secondo piano di un edificio costruito di recente e per questo ancora per lo più disabitato. Il corpo senza vita è stato estratto dalle macerie e portato via dai soccorritori a più di 12 ore dal raid. Insieme a lei sono rimaste ferite 10 persone, di cui 4 sono state ricoverate in ospedale. La Russia ha rivendicato il lancio di “missili ad alta precisione” su Kiev – e su Fastiv, un importante snodo ferroviario a una settantina di chilometri a ovest della capitale – asserendo di aver colpito “gli stabilimenti per la produzione di missili dell’azienda spaziale Artiom”, considerandolo un obiettivo militare. Ad avere la peggio sono stati invece i primi due piani del palazzo di Vera, completamente sventrati, dall’altro lato della via Tatarska.Il bombardamento di Kiev il 28 aprile è avvenuto durante una visita del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres.

Una rivelazione importante dal Time, noto periodico americano, ripresa da Adnkronos. La Russia fu vicina a catturare il presidente Volodymyr Zelensky e la sua famiglia nelle prime ore del conflitto, scoppiato il 24 febbraio. Lo racconta il giornalista Simon Shuster, che ad aprile ha seguito da vicino il leader ucraino e il suo staff al lavoro avendo trascorso due settimane nel complesso presidenziale in Bankova Street, a Kiev. Racconta il giornalista del Time che nelle prime ore del conflitto forze speciali russe furono paracadutate nel quartiere della capitale che ospita il complesso della presidenza per uccidere o catturare Zelensky e la sua famiglia. Dall’interno dell’ufficio del presidente, si legge sul lungo articolo pubblicato dal magazine americano, si sentivano i colpi d’arma da fuoco. Presto divenne chiaro che gli uffici presidenziali non erano il posto più sicuro dove stare e mentre le truppe ucraine combattevano i russi nelle strade circostanti, la guardia presidenziale cercò di sigillare il complesso con tutto ciò che riuscì a trovare. Un cancello all’ingresso posteriore venne bloccato con un ammasso di transenne e assi di compensato. “Prima di quella notte, avevamo visto cose del genere solo nei film”, ha commentato il capo di gabinetto, Andriy Yermak. Pochissimi all’interno del complesso presidenziale sapevano maneggiare armi, tra questi Oleksiy Arestovych, veterano dei servizi segreti militari ucraini e ora consigliere di Zelensky. “Era un manicomio assoluto”, ha dichiarato, sostenendo che i russi hanno tentato due volte di prendere d’assalto il complesso ed entrambe le volte Zelensky, sua moglie e i figli si trovavano lì.

Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha annunciato i piani dell’Organizzazione per raddoppiare il sostegno agli ucraini in condizioni di guerra. “Sono stato commosso dalla resilienza e dal coraggio del popolo ucraino. Il mio messaggio è semplice: non ci arrenderemo. L’ONU raddoppierà i suoi sforzi per salvare vite umane e ridurre la sofferenza umana. In questa guerra, come in tutte le guerre, i civili pagano sempre il prezzo più alto”, ha detto Guterres su Twitter venerdì (fonte Ukrinform, agenzia di stampa ucraina)
I dati aggiornati della guerra. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) ha registrato 6.134 vittime civili in Ucraina dall’inizio dell’invasione russa, di cui 2.899 morti e 3.235 feriti. La dichiarazione è stata rilasciata dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani in un aggiornamento quotidiano del 29 aprile 2022, riferisce un corrispondente di Ukrinform. In particolare, tra gli uccisi vi sono 970 uomini, 646 donne, 64 ragazze e 76 ragazzi, oltre a 70 bambini e 1.073 adulti il cui sesso è ancora sconosciuto. Tra i feriti c’erano 380 uomini, 314 donne, 67 ragazze e 76 ragazzi, oltre a 166 bambini e 2.232 adulti il cui sesso è ancora sconosciuto. La maggior parte delle vittime civili registrate sono state causate dall’uso di armi esplosive con un’ampia area di impatto, compresi i bombardamenti di artiglieria pesante e sistemi di lancio multiplo di razzi, missili e attacchi aerei. L’OHCHR ritiene che le cifre effettive siano considerevolmente più elevate, poiché la ricezione di informazioni da alcuni luoghi in cui sono in corso intense ostilità è stata ritardata e molti rapporti sono ancora in attesa di conferma. Ciò riguarda, ad esempio, Mariupol e Volnovakha (regione di Donetsk), Izium (regione di Kharkiv), Sievierdonetsk e Rubizhne (regione di Luhansk), Trostianets (regione di Sumy), dove ci sono accuse di numerose vittime civili. Queste cifre vengono ulteriormente confermate e non sono incluse nelle statistiche di cui sopra.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha celebrato di fatto in anticipo il Primo Maggio, festa del lavoro, intervenendo all’Istituto Salesiano “G.Bearzi”, dove effettuava lo stage Lorenzo Parelli, il diciottenne morto tragicamente il 21 gennaio scorso. Le forti parole del presidente dal sito Quirinale.it: “La morte di un ragazzo, di un giovane uomo, con il dolore lancinante e incancellabile che l’accompagna, ci interroga affinché non si debbano più piangere morti assurde sul lavoro. La sicurezza nei luoghi di lavoro è un diritto, una necessità; assicurarla è un dovere inderogabile. Questa esigenza fondamentale sarà al centro della cerimonia di dopodomani, Primo Maggio, al Quirinale. Ma quest’anno anticipiamo qui la celebrazione della Giornata del Lavoro, in omaggio a Lorenzo e a tutti coloro che hanno perso la vita sui luoghi di lavoro, affinché si manifesti con piena chiarezza che non si tratta di una ricorrenza rituale, astratta, ma di un’occasione di richiamo e di riflessione concreta sulle condizioni del diritto costituzionale al lavoro. Il valore del lavoro, per voi giovani, e per chiunque, non può essere associato al rischio, alla dimensione della morte. La sicurezza sul lavoro si trova alle fondamenta della sicurezza sociale, cioè del valore fondante di una società contemporanea. Quando si parla di diritto al lavoro, di diritti del lavoro, di diritti sui posti di lavoro, sovente non sono i giovani al centro delle preoccupazioni. E, quando è così, è un atteggiamento sbagliato. Il ritardo – un ritardo che ci mette in coda alle statistiche europee – con il quale gran parte delle nuove generazioni riesce a trovare una occupazione non è condizione normale. Sono quindi apprezzabili i percorsi che accompagnano i giovani ad entrare nel mondo del lavoro. Un mondo che deve rispettarli nella loro dignità di persone, di lavoratori, di cittadini. Che dia ai giovani quel che loro spetta, che consenta loro di esprimere le proprie capacità, affinché possano costruire il domani. È una necessità per il futuro stesso dell’intera società. La cronica mancanza di lavoro per le nuove generazioni – particolarmente in alcune aree – è una questione che va affrontata con impegno e con determinazione. Accorciare la distanza tra giovani e lavoro è condizione indispensabile di sviluppo e di sostenibilità per l’intero Paese, tanto più in presenza di una crisi demografica che ha ridotto in notevole misura la presenza dei giovani nelle comunità. Occorre liberare le giovani generazioni da quegli impedimenti, da quella compressione di energie, che molteplici fattori strutturali hanno via via opposto al loro naturale cammino”.

Chiudo con la memoria anche qui del grande, indimenticabile Pio La Torre, dirigente del PCI che condusse nella sua vita pubblica una grande battaglia contro la mafia e per la legalità, assassinato a Palermo quarant’anni fa, il 30 aprile 1982, insieme al suo fedelissimo autista e guardia del corpo Rosario Di Salvo. Come scrive bene oggi sulla pagina L’Ora edizione straordinaria il mio carissimo collega e amico di sempre Roberto Leone: “oggi quarant’anni dopo siamo ancora qui a chiederci perché, perché Pio La Torre. Perché Piersanti Mattarella, perché Carlo Alberto dalla Chiesa, perché in pochi anni un’intera classe dirigente è stata decapitata e perché 10 anni dopo nel 1992 con le stragi di Capaci e via D’Amelio la vita democratica dell’intero paese è stata stravolta dal tritolo e dai depistaggi. Domande che ancora oggi non hanno risposta”.
E’ tutto anche per oggi. Buona giornata
(le foto dal web)