Tanomattinale 17 febbraio 2022: matrimonio in India, 13 donne cadono in un pozzo e muoiono; inondazioni, strage in Brasile; Giustizia in Italia, coincidenze temporali e intrecci: i referendum, i rinvii a giudizio per il Ponte Morandi, i trent’anni di Tangentopoli; Ucraina, niente di nuovo sul fronte orientale

Amiche e amici del #Tanomattinale buon giorno.

Devo aprire oggi con tristi notizie notturne che arrivano da luoghi diversi e molto lontani del mondo. Le agenzie ci informano che tredici donne sono morte nel nord dell’India, a Kushinagar, distretto nello stato dell’Uttar Pradesh, cadendo in un pozzo dopo che la lamiera di metallo che lo ricopriva ha ceduto sotto il loro peso. “Tredici donne sono morte nell’incidente avvenuto durante la notte tra ieri e oggi”, ha spiegato Akhil Kumar, vicecapo della polizia del luogo dove è avvenuto l’incidente. Durante le cerimonie in un villaggio per un matrimonio, il gruppo di donne e ragazze era seduto sulla lastra di metallo a copertura del pozzo che ha ceduto facendo cadere tutte dentro. Il magistrato distrettuale S.Rajalingam ha detto che la struttura era vecchia e non poteva reggeva il peso di tante persone. “Le vittime sono cadute e sono state schiacciate dalle macerie”, ha spiegato. I matrimoni indiani sono frequentemente eventi grandiosi i cui festeggiamenti accolgono un gran numero di ospiti e durano diversi giorni. Nel 2017, ventiquattro invitati a un matrimonio morirono schiacciati da un muro crollato durante una violenta tempesta nello stato occidentale del Rajasthan.


In Brasile è salito a 94 morti e 34 dispersi il bilancio delle vittime delle piogge battenti, delle inondazioni e delle frane avvenute a Petrópolis, località di montagna vicino a Rio de Janeiro (ci sono stato vent’anni fa, un posto molto bello e la notizia mi fa ancora più impressione, n.d.r.). Nel suo rapporto la Protezione civile brasiliana ha indicato che fra i morti ci sono anche otto bambini. Il portale di notizie Globo.com ha sottolineato che erano 90 anni che in questa località non cadeva una simile quantità di pioggia.


E ora l’ampio argomento giustizia, nel quale per una strana e incredibile coincidenza temporale nel giro di due giorno si intrecciano fatti e ricordi che hanno un filo che li unisce. Nella mia modesta e umile rubrichetta mi limito a riferirli, senza commenti, anche se le idee le ho abbastanza chiare e penso che questo nostro Paese, già profondamente provato come tanti altri dal dramma della pandemia, si avvia ad un periodo molto complicato che, stando ai sondaggi nazionali e regionali siciliani, potrebbero portarci in direzione fascio-populista. Staremo a vedere.


Comincio molto sinteticamente con le decisioni della Consulta sui referendum, riportando il comunicato ufficiale di ieri: “La Corte costituzionale ha proseguito oggi in Camera di consiglio l’esame sull’ammissibilità dei referendum cominciato ieri. In attesa del deposito delle sentenze, previsto nei prossimi giorni, l’Ufficio comunicazione e stampa fa sapere che la Corte ha finora ritenuto ammissibili i seguenti quesiti referendari:


1) Abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità (legge Severino, n.d.r.)
2) Limitazione delle misure cautelari
3) Separazione delle funzioni dei magistrati
4) Eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del CSM
I suddetti quesiti sono stati ritenuti ammissibili perché le rispettive richieste non rientrano in alcuna delle ipotesi per le quali l’ordinamento costituzionale esclude il ricorso all’istituto referendario”. E poi la Corte Costituzionale ha ritenuto inammissibile il referendum cosiddetto sulla cannabis legale, che proponeva di depenalizzare la coltivazione e di eliminare il carcere per qualsiasi condotta illecita relativa alla cannabis, con eccezione dell’associazione finalizzata al traffico illecito. Non aggiungo nulla sulle reazioni politiche, oggetto di bombardamento mediatico, in primis la smodata esultanza felpista, come sempre autoreferenziale.


Processo Ponte Morandi. I pubblici ministeri Massimo Terrile e Walter Cotugno hanno chiesto il rinvio a giudizio per l’ex amministratore delegato di Aspi e Atlantia Giovanni Castellucci e altri 58 imputati, oltre alle due società Aspi e Spea, in relazione al crollo del ponte Morandi. Nella tragedia avvenuta a Genova il 14 agosto del 2018 morirono 43 persone. Secondo l’accusa il viadotto crollò per le mancate manutenzioni, rinviate nel corso degli anni: tutti sapevano che il ponte era malato e malmesso, ma nessuno fece nulla per ridurre i costi, in modo da garantire maggiori dividendi ai soci. Le accuse, a vario titolo, sono di omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, disastro colposo, attentato alla sicurezza dei trasporti, crollo doloso, rimozione dolosa di dispositivi di sicurezza, falso, omissione d’atti d’ufficio. “Il Morandi – ha detto il pm – era una bomba a orologeria. Si sentiva il tic tac ma non si sapeva quando sarebbe esploso”. Da parte loro i legali di Castellucci Guido Carlo Alleva e Giovanni Paolo Accinni giudicano “scontata” la scelta dei pm dopo la “ricostruzione andata in scena, che è basata su mere suggestioni non suffragate da fatti. Avremo modo di dimostrarlo intervenendo, per fortuna ormai a breve, in aula”.


E poi c’è la memoria di una vicenda importantissima che tanti di noi abbiamo vissuto da testimoni del tempo e che ha cambiato la storia d’Italia. Trent’anni fa come oggi iniziava “Mani Pulite”: lunedì 17 febbraio 1992, nel suo ufficio in via Marostica 8 a Milano, al Pio Albergo Trivulzio, Mario Chiesa veniva arrestato per concussione per una tangente da 14 milioni di vecchie lire che gli fu consegnata dal giovane imprenditore Luca Magni. Erano le 17.30 quando si realizzò l’operazione – messa a punto dall’allora sostituto procuratore Antonio Di Pietro e dal capitano dei carabinieri Roberto Zuliani – che smascherò il presidente del Pat. Prese così il via la più clamorosa inchiesta giudiziaria italiana. Tangentopoli conobbe la sua massima espansione nel 1993, mentre cadeva la Prima Repubblica e la mafia alzava il tiro con le stragi e gli attentati e 70 procure lungo la Penisola avviavano filoni sulla corruzione nella pubblica amministrazione con procedimenti a carico di 12mila persone. Antonio Di Pietro, Gherardo Colombo, Piercamillo Davigo furono i volti più notii del pool della procura milanese guidata da Francesco Saverio Borrelli. Non continuo su fatti e persone che conosciamo bene e che hanno riempito la nostra storia recente. Dico solo che fa impressione che proprio da quei fatti, che divisero e dividono ancora la politica più che l’opinione pubblica che seguì allora con interesse e consenso il lavoro dei magistrati, derivino alcuni dei referendum ammessi ieri dalla Corte Costituzionale.


Chiudo con l’Ucraina, non perché sia meno importante, parafrasando un famoso e bellissimo romanzo di Erich Maria Remarque: niente di nuovo sul fronte orientale. Secondo un alto funzionario della Casa Bianca la Russia potrebbe invadere l’Ucraina “in qualsiasi momento” trovando un falso pretesto. Mosca, infatti, avrebbe aumentato la sua presenza sul confine ucraino con almeno “7.000 militari”. Ha quindi definito poi “falso” l’annuncio russo di aver ritirato i soldati e ha aggiunto che il governo di Putin potrebbe “in qualsiasi momento” lanciare un’operazione che servirebbe come “falso pretesto” per invadere l’Ucraina e che “la Russia dice di voler trovare una soluzione diplomatica, ma le sue azioni fanno pensare il contrario”. Il ministero della Difesa russo ha risposto alle accuse con la notizia e le immagini che di un treno sta riportando alla base carri armati e altro materiale corazzato appartenenti al distretto militare occidentale che hanno terminate le loro esercitazioni. “Un treno militare che trasporta personale e materiale militare delle unità dell’esercito del distretto militare occidentale ha cominciato il viaggio di ritorno alla base permanente, una volta completate le esercitazioni di routine ai poligoni di addestramento”, si legge nella nota. Le schermaglie e il botta e risposta, dunque, continuano, mentre noi e il mondo intero non sa cosa stia davvero succedendo.


E’ tutto, buona giornata.