Sindrome cardio-nefro-metabolica: oltre 11,6 milioni di italiani colpiti. La Sicilia tra le regioni più a rischio

 

A Palermo un confronto tra istituzioni, clinici e operatori del territorio per la gestione integrata del paziente CNM.
In Sicilia, mortalità per malattie circolatorie superiore alla media nazionale e diabete tra le principali cause di morte, con maggiore impatto sulle donne

In Italia, sono 24 milioni le persone che convivono con almeno una malattia cronica e oltre 11,6 milioni presentano una condizione cardio-nefro-metabolica, una delle più diffuse e complesse, caratterizzata dall’interconnessione tra patologie cardiovascolari, diabete di tipo 2, insufficienza renale cronica e obesità, che porta a disfunzioni multiorgano e a un significativo incremento del rischio di mortalità e disabilità .

La Sicilia è tra le regioni più colpite da patologie cardio-nefro-metaboliche, con tassi di mortalità per malattie circolatorie superiori alla media nazionale (media annua di 20.495 decessi, di cui 44,5% uomini e 55,5% donne). Il diabete rappresenta il 90% delle patologie endocrine e incide significativamente sui decessi (45,5% uomini e 54,5% donne), contribuendo anche all’elevato numero di ospedalizzazioni e al consumo di farmaci. Sovrappeso e obesità superano la media nazionale, in crescita anche tra bambini e adolescenti, mentre oltre 4.000 cittadini sono in dialisi. Le malattie cardiovascolari restano la prima causa di mortalità, e anche in questo caso sono particolarmente colpite le donne, oltre che gli over 75. L’impatto è particolarmente rilevante, generando costi sanitari crescenti e forte pressione sul sistema regionale .

Per affrontare queste criticità, si è svolto al Palazzo dei Normanni di Palermo un tavolo clinico-istituzionale dedicato alla “Gestione integrata del paziente cardio-nefro-metabolico”, promosso da DiCo Sanità e moderato da Salvatore Corrao, Direttore Medicina Interna ARNAS Civico di Palermo. L’incontro ha riunito istituzioni, clinici e operatori del territorio per promuovere un approccio coordinato, proattivo e territoriale nella gestione della sindrome cardio-nefro-metabolica, valorizzando le esperienze locali e soluzioni sostenibili.

Il prof. Corrao ha delineato un quadro critico della Sicilia: oltre 365.000 persone con diabete e un elevato numero di cittadini in prediabete non ancora inseriti in percorsi dedicati, mentre aumentano i costi sanitari legati a complicanze cardiovascolari, insufficienza renale e dialisi. Per affrontare tale sfida sarebbe necessario un modello di governo clinico basato su alcuni pilastri fondamentali: stratificazione della complessità, integrazione ospedale-territorio, telemedicina, interoperabilità delle cartelle cliniche e agende condivise. Fondamentale, inoltre, la valorizzazione dei Medici di Medicina Generale (MMG) e degli infermieri clinici, nonché il pieno utilizzo delle nuove terapie (gliflozine, agonisti GLP-1, finerenone), al fine di ridurre mortalità e ospedalizzazioni.

Ruolo decisivo lo avrà la riforma territoriale, basata sul nuovo Accordo Integrativo con la medicina generale, sul rilancio della medicina di iniziativa e sulla stratificazione della popolazione assistita tramite la Banca Dati Assistiti come riportato dal dott. Francesco La Placa, Responsabile Programmazione Territoriale, Regione Sicilia, il quale ha sottolineato come strumenti quali la presenza strutturata dei MMG nelle Case di Comunità e la medicina di iniziativa da tradurre anche attraverso visite proattive ai cittadini rispondenti a determinati criteri saranno decisivi per individuare precocemente i pazienti a rischio e ridurre il peso della cronicità.

La voce del territorio è stata portata dalla dott.ssa Arianna Giunta, Vicesegretario Provinciale SUMAI, la quale ha ricordato le difficoltà operative della specialistica ambulatoriale, vincolata a 1 paziente ogni 16 minuti, ma anche il valore delle Case di Comunità come luoghi di integrazione tra specialisti e MMG. Lavorare fianco a fianco consente infatti di gestire i casi complessi, attivare percorsi diretti di presa in carico, snellire il CUP e restituire al medico di famiglia la gestione dei pazienti stabilizzati, migliorando continuità assistenziale e appropriatezza delle cure.

Sul ruolo della tecnologia è intervenuto Massimiliano Maisano, Referente unico Regionale PNRR Missione 6: “La riforma del PNRR punta a rafforzare la sanità territoriale superando il modello ospedalocentrico che ha mostrato i suoi limiti durante la pandemia. In un contesto di risorse professionali limitate – medici, infermieri, specialisti – la telemedicina è uno strumento fondamentale capace di garantire equità di accesso e qualità dei servizi, ma solo se costruita sulle reali esigenze degli operatori e accompagnata da un’adeguata formazione. Dobbiamo impegnarci a sostenere questo processo di cambiamento, formare tutti gli attori coinvolti e comunicare con maggiore efficacia ciò che stiamo realizzando. In Sicilia, stiamo portando avanti esperienze significative, e abbiamo il dovere di valorizzarle e raccontarle”.

Ad oggi c’è l’urgenza di rivedere i sistemi di approvvigionamento, come espresso da Maurizio Pastorello, Direttore Dipartimento Farmaceutico ASP Palermo, oggi rallentati da gare ridondanti che, pur con prezzi AIFA già definiti, causano ritardi, carenze e costi aggiuntivi. Ha inoltre evidenziato come la frammentazione delle tre banche dati regionali impedisca di tracciare le terapie, rilevare duplicazioni e prevenire interazioni, ribadendo che solo un’infrastruttura unica e interoperabile potrà garantire appropriatezza prescrittiva e percorsi terapeutici più rapidi e sicuri.

La frammentazione digitale nella gestione delle cronicità è stata richiamata anche da Roberto Baratta, UOC Endocrinologia, ARNAS Garibaldi di Catania; Vicepresidente AMD, con medici di famiglia e specialisti che utilizzano software non comunicanti e la Sicilia in ritardo nell’alimentazione degli Annali AMD. Ha sottolineato che la priorità non è scegliere un “software migliore”, ma creare un cloud regionale condiviso che integri dati clinici, amministrativi e telemedicina, rendendo tracciabile il percorso del paziente e migliorando appropriatezza, continuità di cura ed esiti.

Un vero cambio di paradigma è stato richiesto da Giuseppina Maura Francese, Presidente ANMCO Sicilia; ARNAS Garibaldi di Catania, sottolineando le attuali disparità prescrittive che limitano l’accesso a farmaci nuovi o salvavita, creando “pazienti di serie A e di serie B”. Ha sollecitato un modello che assicuri pari opportunità prescrittive in tutte le strutture, insieme a una formazione digitale diffusa, per uniformare gli standard terapeutici e ridurre la mortalità cardiovascolare.

A chiudere il confronto sono stati gli interventi di Vito Emanuele Raia, Consiglio Direttivo Continuità assistenziale, FIMMG Palermo, e del Segretario Regionale ANED Sicilia, Fabio Belluomo. Raia ha sottolineato che “per evitare le ospedalizzazioni e rendere più efficace la prevenzione, è cruciale che i Medici di Medicina Generale (MMG) abbiano la possibilità di prescrivere farmaci che oggi sono riservati agli specialisti”. Il MMG rappresenta il primo punto di riferimento per il paziente sul territorio, gestendo la valutazione clinica, la pianificazione della prevenzione e il monitoraggio continuo. L’educazione sanitaria del paziente deve iniziare proprio in questo contesto, fin dalla giovane età”.

Belluomo ha infine richiamato l’attenzione sulla prevenzione nefrologica: “La prevenzione delle malattie renali è una priorità assoluta per la sanità siciliana, con l’obiettivo di ridurre il numero di pazienti in dialisi. Questo richiede di investire in educazione sanitaria e nel coinvolgimento precoce dei medici di medicina generale e dei pediatri. Parallelamente, ci battiamo per estendere la dialisi domiciliare su tutto il territorio e valorizzare il modello siciliano, dove oltre l’80% delle dialisi è in strutture private”.

Il tavolo ha restituito una visione condivisa: la necessità di trasformare la Sicilia in un laboratorio nazionale di innovazione nella gestione delle cronicità cardio-nefro-metaboliche, basato su identificazione precoce, terapie appropriate, integrazione tra professionisti, interoperabilità dei dati, telemedicina, rafforzamento della medicina generale e modelli organizzativi orientati agli esiti. Una strategia che consente di migliorare la qualità di vita dei cittadini e di rendere l’intero sistema sanitario più efficace e sostenibile nel lungo periodo.

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