Salta la tregua umanitaria, Bennett vola a Mosca per fermare la guerra

KIEV (UCRAINA) (ITALPRESS) – L’ennesima giornata in cui le bombe hanno prevalso sulla diplomazia. Il conflitto in Ucraina non solo non si placa ma anzi aumenta la violenza su alcune città e la stessa Capitale, sia ieri che oggi, è stata colpita più volte. A Kiev le truppe del Cremlino rimangono sostanzialmente a una ventina di chilometri dal centro ma dalle loro postazioni continuano a sparare e le esplosioni sono risuonate più volte non lontano da Maidan. L’esercito di Mosca continua a trovare strenua resistenza e per questo potrebbe aumentare la potenza dall’alto, considerando che l’aviazione ucraina è già in buona parte fuori uso. Un’opzione che nella metropoli non è ancora stata utilizzata mentre a Kharkiv sì e con risultati catastrofici per la popolazione. Bombardare Kiev dall’alto potrebbe causare una carneficina ancora maggiore.

La notizia della giornata, sul campo, è lo scarso risultato ottenuto dai corridoi umanitari. La popolazione vorrebbe andarsene in massa soprattutto da Mariupol ma rimane per la gran parte bloccata e sotto tiro. Le due parti si accusano reciprocamente: Mosca sostiene che siano gli ucraini ad impedire alla loro gente di scappare utilizzando in tal modo i civili come scudi umani, per Kiev invece sono i russi che hanno continuato per tutta la giornata a colpire le zone residenziali costringendo gli abitanti a rimanere barricati.
L’unico passo avanti è la visita in Russia del primo ministro israeliano Bennett, al quale il presidente ucraino Zelensky ha lanciato un appello specie dopo la distruzione del memoriale sulla shoah nella capitale. Ma se le premesse per un incontro fattivo e costruttivo sono le parole usate oggi da Putin è difficile attendersi una tregua: lo “zar” ha nuovamente minacciato l’esistenza stessa dell’Ucraina se quest’ultima non cambierà atteggiamento e non comprenderà che le testate nucleari della Nato sul suolo di Kiev sono irricevibili. La palla rimane in mano a Mosca ma finora il Cremlino non ha proposto nulla che possa essere concreta fonte di discussione e su queste basi il terzo round dei negoziati, che dovrebbe aprirsi lunedì, rischia un’altra volta di rivelarsi inutile.

La priorità in questo momento è prestare soccorso ai feriti e permettere a chiunque di lasciare il Paese in condizioni di relativa sicurezza e non sotto le bombe com’è avvenuto in questi giorni ma la strada appare in salita. Oltre alla visita a Mosca di Bennett l’altro piccolo segnale di speranza arriva dalla Cina. Washington ha aperto un canale diplomatico con Pechino sulla crisi ucraina e dall’Estremo Oriente è arrivata oggi una ferma condanna della violenza ed il rispetto della sovranità di Kiev. Non sarà molto ma in una condizione di stallo totale è già qualcosa.