Quest’estate non accendo i condizionatori, uso il trucco degli egiziani: con un euro mi rinfresco e sto a maniche lunghe anche ad agosto

Direttamente dalle zone più calde del mondo il trucco per rinfrescarsi e risparmiare sulla bolletta. Cosa si deve fare.
Il condizionatore, oggi comune nelle nostre case, ha una storia affascinante che inizia nel 1902. Willis Haviland Carrier, un ingegnere statunitense, creò il primo sistema per una tipografia di Brooklyn. Il suo scopo iniziale non era il comfort umano, ma il controllo di umidità e temperatura per proteggere la carta.
Per decenni, rimase un bene di lusso, appannaggio di pochi o destinato a grandi edifici commerciali. Le prime unità erano ingombranti, costose e usavano refrigeranti ormai considerati pericolosi. Solo tra gli anni ’20 e ’30 comparvero i primi prototipi per uso domestico.
La vera svolta avvenne nel dopoguerra, tra gli anni ’50 e ’60, quando la produzione divenne più efficiente e i costi iniziarono a scendere. Negli Stati Uniti, l’aria condizionata fu fondamentale per la crescita demografica delle regioni più calde. In Italia, la sua diffusione fu più graduale, ma accelerò notevolmente negli ultimi vent’anni.
Oggi, il condizionatore non è più un simbolo di status, ma una necessità in molte abitazioni, specie al Sud e nelle città. Circa il 40-50% delle famiglie italiane ne possiede almeno uno, con percentuali ben più alte nelle aree geografiche con estati torride.
Quanto incide sulla bolletta?
Il consumo del condizionatore sulla bolletta elettrica può variare notevolmente, dipendendo da diversi fattori. In media, un apparecchio domestico ha una potenza compresa tra 300 e 1200 watt, traducendosi in un consumo orario di 0,3-1,2 kWh. Questo significa che un utilizzo prolungato, specie nelle ore più calde, inciderà significativamente sui costi finali dell’energia.
I principali fattori che influenzano il consumo includono la classe energetica dell’apparecchio, la sua potenza in BTU, il tipo di tecnologia impiegata e le dimensioni dell’ambiente da raffrescare. Tuttavia, sono soprattutto le abitudini di utilizzo a fare la differenza: impostare temperature troppo basse, lasciare porte e finestre aperte o trascurare la manutenzione regolare possono far lievitare ulteriormente i consumi.

Il “trucco” che arriva dall’Egitto ma non solo
In diverse zone del Maghreb, come Egitto e Tunisia, ma anche in India, è usanza comune bere tè caldo anche in presenza di temperature elevate. Questa pratica, apparentemente controintuitiva, è in realtà un meccanismo efficace per regolare la temperatura corporea. Assumere bevande calde stimola il corpo a produrre sudore.
Il sudore, evaporando dalla pelle, sottrae calore al corpo, provocando un effetto di raffreddamento. Questo processo è più efficiente se l’aria circostante è secca e permette una rapida evaporazione. In climi caldi e aridi, quindi, bere tè caldo aiuta il corpo a raffreddarsi più efficacemente di una bevanda fredda, che inizialmente abbassa la temperatura ma può ridurre la sudorazione complessiva.
