‘Su quel barcone potevo esserci io’, Kyenge propone cancellazione Bossi-Fini

«Su quella barca, al posto di quei disperati, ci potevo essere io. È una tragedia immane, un dolore terribile che mi paralizza». Così Cècile Kyenge,ministro per l’Integrazione parla della tragedia lampedusana. «Per un ministro il dolore deve trasformarsi in azione. Basta vittime. Questa è la goccia che fa traboccare il vaso: bisogna rivedere tutte le nostre norme sull’immigrazione, a partire dalla *Bossi-Fini, coinvolgendo tutti i ministeri interessati», continua il ministro ravvisando l’esigenza anche di «una legge sui richiedenti asilo».

 

[col type=”full”]*Legge Bossi-Fini: prevede che l’espulsione, emessa in via amministrativa dal Prefetto della Provincia dove viene rintracciato lo straniero clandestino, sia immediatamente eseguita con l’accompagnamento alla frontiera da parte della forza pubblica. Gli immigrati clandestini, privi di validi documenti di identità, vengono portati in centri di permanenza temporanea, istituiti dalla legge Turco-Napolitano, al fine di essere identificati.La legge prevede il rilascio del permesso di soggiorno alle persone che dimostrino di avere un lavoro per il loro mantenimento economico. A questa regola generale si aggiungono i permessi di soggiorno speciali e quelli in applicazione del diritto di asilo.La norma ammette i respingimenti al Paese di origine in acque extraterritoriali, in base ad accordi bilaterali fra Italia e Paesi limitrofi, che impegnano le polizie dei rispettivi Paesi a cooperare per la prevenzione dell’immigrazione clandestina. Le navi di clandestini non attraccano sul suolo italiano, l’identificazione degli aventi diritto all’asilo politico e a prestazioni di cure mediche e assistenza avvengono nei mezzi delle forze di polizia in mare.[/col]