Il modesto e debole aumento del PIL (0,3%) nell’Eurozona, dopo tanti anni, è fatto positivo e incoraggiante perché lo si ritiene un segnale di inizio di uscita dalla recessione. All’aumento del PIL hanno concorso tutte le Regioni dell’Eurozona, con apporto differenziato in percentuale, e tra queste qualche nazione, come l’Italia, che non ha dato alcun contributo per il proprio PIL ancora attestato su posizioni negative. La capacità ed i provvedimenti per fare uscire la Nazione dalla spirale recessiva, purtroppo sono deboli ed inadeguati perchè le forze politiche sono sempre in continua fibrillazione. I problemi son noti; il nostro Paese ha il secondo debito pubblico più alto d’Europa; tremilioni e mezzo di disoccupati in massima parte giovani; milioni di ore di cassa-integrazione in continua crescita; una delle oppressioni fiscali più alta del mondo; la delocalizzazione all’estero delle aziende per l’alto e insostenibile costo del lavoro dovuto, in buona parte, al cuneo fiscale e all’alto prezzo dell’energia. Questi fattori, coniugati con tanti altri fra i quali c’è, anche, la manifesta “incapacità” di spesa dei fondi Europei, fanno di noi un Paese in continuo affanno. La classe politica della “seconda Repubblica”, che ha avuto il “testimone” passato da quella della prima Repubblica, spazzata via da “tangentopoli” vent’anni fa, ha gestito il paese come un “privato orticello” . Se la politica è l’esercizio di una nobile attività che regola la vita pubblica del Paese e i rapporti con le altre Nazioni; chi l’ha gestita negli ultimi vent’anni ha disatteso l’osservanza dovuta a questi valori fondanti che hanno finalità ben diverse di quelle di basso profilo individuali. Le responsabilità non sono singole, ma collettive, e non escludono nessuno. Il contrasto alla devastante crisi, per la sua debolezza, si è rivelato estremamente sterile, inefficace e privo della necessaria determinazione. A questo intollerabile stato di cose c’è già stata una forte reazione dal popolo che, nelle ultime elezioni, con civile compostezza, ha dato un forte segnale alla politica. Le urne elettorali sono state trasformate in “vaso di Pandora” dal quale è uscito, assieme al più alto assenteismo mai registrato, tutto il male possibile, in termini di difficoltà, per la continuazione di governabilità non più gradita, nè accettabile, come quella degli ultimi vent’anni. A questo squallido e desolante quadro si è aggiunta, ora, come aggravante, la condanna penale di Berlusconi che, per i suoi molteplici aspetti e implicazioni, costituisce seria ”minaccia” per la stabilità del governo Letta che è nato con il congiunto supporto della destra e della sinistra, per scongiurare il minacciato “default” che incombeva sul paese. Non si vuole essere nè catastrofisti nè pessimisti, ma pragmatici e realisti. Il noto detto: “si stava meglio quando si stava peggio !” giustifica i rimpianti per la prima Repubblica che, in cinquant’anni, con governi di emergenza, di traghettamenti e balneari, ne ha avuti una quarantina, e questo significa che: “al peggio non c’è fine” ! Se, come si ipotizza, nascerà una terza Repubblica, questa potrà operare bene solo se, con essa, verrà un una nuova e più giovane classe politica, non contaminata dalla vecchia e, sopratutto, rispettosa delle Istituzioni e dei suoi mandanti.