Politica

Pensioni, Ardizzone: “Decisione Corte dei Conti? Colpa di norme spot”

“È il risultato di quando si parla alla pancia della gente, di quando si fanno norme spot senza tenere come riferimento principale esclusivamente le leggi. Così è fin troppo facile alimentare l’antipolitica. Anzi, è quanto di più semplice ci possa essere. Quando ho difeso l’autonomia del Parlamento siciliano – restando assolutamente isolato e diventando bersaglio anche a livello nazionale – l’ho fatto perché il mio unico faro è stato, ed è, la Costituzione della Repubblica Italiana, alla quale tutti, politici, giornalisti e show-man compresi, dobbiamo sottostare. Altrimenti ci trasformeremmo in semplici leoni da tastiera, la cui unica produzione sarebbe quella di fake laws e fake news”.

Lo dichiara il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone, commentando la notizia, pubblicata ieri da alcuni organi di stampa, sugli evidenti profili di incostituzionalità del contributo di solidarietà aggiuntivo, rispetto a quello imposto dallo Stato, varato dalla Regione a carico dei propri pensionati. La Corte dei conti, alla quale si era rivolto un ex dipendente regionale ha infatti sollevato la questione di legittimità della norma davanti alla Consulta.

“La nostra forza – continua Ardizzone – deriva dalla conoscenza delle leggi. Difendendo l’Ars, quando c’era la rincorsa a chi voleva tagliare di più, ho difeso la Costituzione. L’ordinanza del giudice Colavecchio spero possa essere di monito a cominciare da domani quando ritorneremo in Aula per procedere all’approvazione del bilancio e della legge di stabilità. È chiaro, ovviamente, che va fatto tutto con cautela, senza norme spot. Ribadisco: unico faro è e sarà la Costituzione”.

“Non intendo assolutamente replicare – conclude il presidente dell’Ars – alle gravi accuse spesso infamanti delle tv nazionali alimentate, più o meno consapevolmente, dalle testate giornalistiche locali. Non mi aspetto neanche le scuse di tutti coloro che mi hanno additato come lo strenuo difensore della casta, soprattutto per non aver voluto estendere quella norma al personale dell’Assemblea regionale, ma almeno abbiano, per il futuro, il buon senso di tacere, se non conoscono le leggi”.

Carmelinda Comandatore

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