La Cassazione ha deciso: Veronica deve restare in carcere

Veronica Panarello, la mamma accusata di avere strangolato e gettato in un canalone il 29 novembre 2014, a Santa Croce Camerina, nel Ragusano, il figlio Loris di 8 anni, deve restare in carcere.
Lo ha deciso prima sezione penale della Cassazione rigettando il ricorso della difesa che chiedeva di rivalutare la necessità della custodia cautelare della giovane madre, confermate dal Tribunale del Riesame di Catania con l’ordinanza del 3 gennaio scorso.
“Prendiamo atto della decisione – ha commentato l’avvocato Francesco Villardita – e aspettiamo le motivazioni. Battaglieremo al processo che è la fase in cui si ristabiliscono gli equilibri tra accusa e difesa”. Contro il ricorso della difesa si era pronunciato nell’udienza a porte chiuse il sostituto procuratore generale Antonio Gialanella.
“Non ci avviliamo”, ha aggiunto ancora Villardita, “perché ci muoviamo in una fase cautelare dove ad essere valutati sono indizi e non prove”. Nel ricorso, articolato in 21 motivi, la difesa contestava l’assenza di un movente per il delitto, l’insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e l’illogicità manifesta dell’ordinanza del riesame. Nell’atto veniva sottolineato tra l’altro che il riesame “non ha superato con rigore scientifico il tema dell’orario della morte di Loris”, che per la difesa non sarebbe tra le 9 e le 10 come dichiara la perizia medico-legale della Procura, ma più tardi, quando la donna ha un alibi: era al corso di cucina al castello di Donnafugata. Vengono contestati inoltre gli esiti degli esami delle immagini delle telecamere di sicurezza.
Insomma secondo la Suprema Corte le bugie che Veronica ha raccontato agli inquirenti, circa i suoi movimenti nella mattina del delitto non lasciano alternative ad un ruolo attivo della giovane donna nella morte del figlio.