INPS, “Ammettiamo l’errore, ci dovete ridare indietro i soldi”: pensionati siciliani disperati | Dovete restituire fino all’ultimo centesimo
Recupero degli indebiti pensionistici: quando l’INPS può richiedere somme già erogate: casi in cui la restituzione è legittima
Non tutte le pensioni erogate dall’INPS sono definitive e immutabili. In alcune circostanze, infatti, l’Istituto può chiedere la restituzione di somme percepite per errore. Il principio generale deriva dall’articolo 2033 del Codice Civile: chi riceve un pagamento non dovuto è tenuto a restituirlo. Tuttavia, nel caso delle pensioni la questione è più complessa, poiché questi pagamenti hanno una funzione alimentare e rappresentano il sostentamento del pensionato.
L’ente previdenziale può richiedere la restituzione delle somme indebitamente corrisposte in diverse situazioni. La condizione essenziale è che l’errore non sia imputabile esclusivamente all’INPS, ma derivi da comportamenti del pensionato, come dichiarazioni false o omissioni volontarie di informazioni rilevanti. In questi casi, il recupero è considerato legittimo e il pensionato non ha diritto a opposizione.
Se invece l’errore è esclusivamente dell’INPS e il pensionato ha agito in buona fede, l’ente non può pretendere la restituzione. La buona fede si configura quando la pensione è stata liquidata tramite un provvedimento ufficiale e definitivo, e il beneficiario non ha nascosto informazioni né commesso alcuna frode. In queste circostanze, la legge tutela chi riceve il pagamento legittimamente, evitando richieste di rimborso ingiustificate.
Particolare attenzione va riservata alle pensioni liquidate in via provvisoria. Questi trattamenti sono calcolati in attesa della definizione definitiva della pensione e possono comportare conguagli successivi. Tuttavia, la giurisprudenza tende a proteggere il pensionato quando l’errore emerge dopo molti anni, soprattutto se dovuto all’inerzia dell’INPS, limitando la possibilità di recupero retroattivo.
