Procedono gli incontri sulla fase due del dossier pensioni tra il Ministro Poletti e i sindacati Cisl, Cigl e Uil a pochi passi dalla Legge di Bilancio.
L’ipotesi che il governo ha messo ieri pomeriggio sul tavolo di confronto con i sindacati è il taglio dei contributi previdenziali per le donne con figli. Tra le categorie protette che rientrano nell’ Ape Social verrebbero incluse le donne che hanno compiuto i 63 anni di età, con un anticipo pensionistico di 6 mesi a figlio fino a un tetto massimo di 2 anni.
La proposta nasce dal fatto che pochissime donne hanno chiesto l’Ape social, cioè l’anticipo pensionistico di tre anni gratuito, riservato ad alcune categorie di lavoratori svantaggiati e a chi ha iniziato da giovane a lavorare. Poche donne soddisfano il requisito relativo ai contributi, vale a dire minimo 30 anni di versamenti. Per questa ragione sui circa 66mila lavoratori che hanno richiesto l’Ape social, solo un terzo di questi è donna. Con la nuova misura le previsioni sono quelle di aggiungere altre 4mila aspiranti pensionate.
Non sono state, però, indicate le risorse che il governo mette a disposizione.
“Senza cifre non siamo in grado di valutare le dimensioni degli interventi.”, dichiara la Camusso, “Il punto dirimente per noi è lo stop all’innalzamento automatico dell’età pensionabile in base all’aspettativa di vita. Se manca quello, non potremo dirci soddisfatti”. Ancora da affrontare è infatti la questione più delicata: l’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita, con il rischio di salire a 67 anni dal 2019.
Su questo il Governo ha rinviato ancora la decisione alle prossime stime Istat.
E’ confermato intanto l’impegno a tornare al meccanismo di rivalutazione degli assegni pensionistici precedente a quello introdotto dalla Riforma Fornero (cosiddetto Salva Italia 2012) e dunque un superamento del blocco delle indicizzazioni. “Si tratta di riportare in vigore il meccanismo Prodi, messo a punto nel 2000, che, rispetto all’inflazione, rivaluta al 100% le pensioni sotto i 1.500 euro (3 volte il minimo), al 90% quelle tra i 2.000 e i 2.500 (da 4 a 5 volte) e al 75% quelle che vanno oltre. Tutto ciò in base a un calcolo basato sugli «scaglioni», come accade con le aliquote Irpef” come specifica il Messaggero.
Sarà inoltre istituita una commissione per valutare la separazione tra assistenza e previdenza e un‘altra per verificare la composizione del paniere relativo all‘indice dei prezzi, alla base del meccanismo di rivalutazione delle pensioni.
Ancora da affrontare la questione più delicata: l’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita, con il rischio di salire a 67 anni dal 2019.
Il prossimo incontro tra Governo e sindacati si terrà il 13 Settembre.
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