Giuseppe Insalaco, il sindaco di Palermo ucciso il 12 gennaio 1988

Detto anche il sindaco dei cento giorni, perchè tanto durò la sua carica da primo cittadino al Comune di Palermo.

Fu il primo a denunciare a più riprese le collusioni tra politica e mafia. Ascoltato dalla commissione antimafia il 3 ottobre 1984 sulle ingerenze della mafia nella politica palermitana, aveva denunciato le pressioni subite da Vito Ciancimino e dal suo entourage, che indicò come i gestori dei grandi appalti al comune di Palermo per conto della mafia.

Accusato ingiustamente di corruzione fu costretto a lasciare il suo incarico ma continuò la sua battaglia sino al giorno del suo assassinio a colpi di pistola mentre si trovava in automobile insieme al suo autista il 12 gennaio 1988.

Dopo la morte di Insalaco fu trovato un memoriale in cui il sindaco dei cento giorni accusava diversi esponenti della DC palermitana, e il sistema di gestione degli appalti e del potere cittadino. Il 17 dicembre 2001 sono stati confermati in Cassazione gli ergastoli per Domenico Ganci e Domenico Guglielmini, riconosciuti responsabili del suo omicidio.

“Non sarà certamente il tempo ad offuscare il ricordo di Giuseppe Insalaco che grazie alla passione, unita con la visione politica e l’impegno sociale, ha fatto implodere tutte le contraddizioni di un sistema mafioso che opprimeva Palermo in quei drammatici anni ottanta. – ha detto il sindaco Leoluca Orlando -. La sua esperienza come sindaco di Palermo, breve ma intensa, ricca di valori e di passione, rappresentò un momento di grande rottura amministrativa, che molti anche nel suo partito vollero fermare con comportamenti che certamente facilitarono l’azione criminale della mafia. Oggi a lui e ai tanti come lui che hanno avuto una visione di vita sacrificando la propria va il nostro ringraziamento per aver contribuito alla costruzione di una città migliore, diversa e, soprattutto, non più governata dalla mafia” conclude Orlando.

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