Vinicio Capossela: esercizi di ginnastica interiore

A poco più di un anno di distanza dal suo ultimo concerto siciliano tenutosi a Segesta durante il tour del suo penultimo album Marinai, Profeti e Balene, Vinicio Capossela ritorna in Sicilia…

di Luca Tumminello

A poco più di un anno di distanza dal suo ultimo concerto siciliano tenutosi a Segesta durante il tour del suo penultimo album Marinai, Profeti e Balene, Vinicio Capossela ritorna in Sicilia per ben tre date, di cui due consecutive nel capoluogo siciliano.

Entrambe le date si tengono presso i Candelai, ed entrambe le date sono sold out, a testimonianza del legame profondo tra il pubblico siciliano e l’artista irpino. A questo proposito, ricordiamo le meravigliose parole rilasciate da Capossela sulla nostra isola, in prossimità della data di Segesta dello scorso anno: “La Sicilia é il luogo dove gli dei forgiarono il paradiso terrestre e poi passarono il resto del tempo a litigarselo. La Sicilia é come il purgatorio e il paradiso di Dante: contiene i sette cieli e i sette gironi. Un multistrato dove coesistono cose mitologiche e cose terribilmente contemporanee”.

Parole forti, dirette, ma anche poetiche e malinconiche; parole che solo un istrionico ma geniale e sensibile cantautore come Capossela poteva trovare per definire una realtà tanto complicata quanto affascinante come quella siciliana.

Perfettamente calzante a questo proposito risultano le coordinate del concerto che ci apprestiamo a seguire, e che rispecchia appieno l’ultimo lavoro dell’artista Rebetiko Gymnastas e di conseguenza anche il tour organizzato per la stagione invernale all’interno di club come i Candelai, nei quali riprodurre le atmosfere della musica rebetika,che per l’appunto viene suonata in locali caldi e raccolti in cui, oltre a raccontare storie di povertà, storie d’amore, problemi sociali, in maniera passionale quanto triste, ironica quanto eversiva , la musica crei coinvolgimento emotivo, ma anche fisico e liberatorio; una ginnastica per il corpo dettata dalla mente, esercizi che mirano a sollevare infine il peso delle ferite e delle assenze che viviamo.

Sul palco Vinicio Capossela e la sua traordinaria band rebetika al gran completo, composta da Ntinos Chatziiordanou alla fisarmonica, Vassilis Massalas al baglamas, Socratis Ganiaris alle percussioni, Manolis Pappos, sommo rebetes del bouzuki, si presentano in gran forma e con grande energia con la nota Misirlou (ricorderete la versione per chitarra elettrica nella colonna sonora di Pulp Fiction), facendo capire sin da subito al pubblico cosa li aspetti, indicando la via esatta per affrontare gli esercizi di ginnastica interiore e spingere alla liberazione definitiva e alla rivolta nei confronti di una realtà catastrofica in cui “i pesi e i compiti non sono ugualmente distribuiti”.

In quest’ottica i nostri procedono con i brani Gimnastika, Il pugile sentimentale e la trascinante Maraja, passando poi attraverso il trittico agitato e indomito Contrada Chiavicone, To minore to Tekies e Contratto per Karelias, offrendo al pubblico la piena bellezza dei timbri e delle sfumature del rebetiko, facendo affiorare pienamente le sofferenze e le tristezze indomite degli emarginati che queste storie e questo genere musicale esprimono.

Il concerto decolla definitivamente, il suono si fa sempre più avvolgente, un suono zingaro e alticcio, ma altrettanto poetico e sincero che si impenna e si fa ruvido per poi farsi improvvisamente delicato ed estremamente triste e accorato, ed ecco che il poker di brani Corre il soldato, Non Trattare, Lavorare con lentezza e Primo ministro estrinsecano ancor di più questi cambi emotivi, ma non solo.

I brani in questione rappresentano la critica riflessione sulla realtà circostante che il nostro Capossela marinaio arrivato alla fine del suo viaggio e fermatosi in un porto che sembrava sicuro deve affrontare, una realtà da denunciare, in maniera anche sulfurea, per indicare la strada giusta verso la rivolta interiore.

A questo punto un nuovo cambio emotivo arriva al pubblico presente con i brani Quello che Non Ho (De André), Abbandonato e Non é l’Amore che Va Via, in cui il climax é molto più intimo e struggente. Indicative in tal senso le parole del nostro cantautore in merito al fatto che dobbiamo ricordarci che “l’esercizio dell’abbandono é meglio che essere abbandonati” .

La scaletta ormai al termine ci riserva la personalissima Rebetiko Mou e la splendida, poetica e commovente Scivola Vai Via, che arriva in fondo alla scaletta come un’ultima onda davanti a una spiaggia sabbiosa infrangendosi dolce ed impetuosa allo stesso tempo.

Prima dei Bis di rito, Vinicio inseime alla sua band ringrazia con parole e gesti il pubblico che ha reagito a ognuna delle vibrazioni della serata così come prevede la rebetika visione dei nostri artisti, i quali hanno offerto uno spettacolo unico e incantevole, eclettico e divertente, ma anche acido e nervoso al punto giusto.

I bis partono con la filastrocca sicula Hey Cumpari, omaggio alla nostra terra e al nostro tradizionale “Friscalettu”, uno strumento antico che ancora oggi allieta le feste popolari siciliane. In questo clima trascinante e liberatorio, si inserisce il secondo bis Ti lasciò a San Giuliano, per poi emozionare e ritornare più malinconici con i toni dolcissimi di Con Una Rosa, brano che viene eseguito da Capossela in maniera accorata e che il pubblico canta a squarciagola emozionando ancor di più il nostro artista e convincendolo probabilmente a proseguire con i bis.

Infatti, nonostante quasi due ore di concerto Vinicio e la sua rebetika band eseguono la famosissima Che Cos’é l’Amor che il pubblico accoglie con una ovazione e che, in versione rebetika, diventa ancor più divertente e sorprendente.

In questo clima si inserisce l’omaggio a San Nicola in lingua italiana e anche greca che a detta di Capossela é il Santo dei Santi e che unisce una serie di popoli viste le tradizioni comuni legate alla sua storia.

La conclusione é però affidata al classico il Ballo di San Vito, eseguita in versione ancora più ebbra, veloce, e tumultuosa e ancor più ricca grazie alle orchestrazioni della band e in particolare dai suoni procurati dal bouzouki di Monolis Pappos.

Al culmine dell’esecuzione, e in piena estasi, il nostro istrionico cantastorie indossa una maschera da Minotauro che rappresenta benissimo un concetto espresso dallo stesso Capossela e cioé che durante i concerti é fondamentale quella condivisione del peccato sull’onda di una musica che ti parla di te e che libera dentro un demone.

Alla fine di questa splendida esibizione ciò che resta nel profondo é capire di essere arrivati insieme al nostro artista al termine di un viaggio da cui finalmente possiamo cogliere un insegnamento fondamentale per andare avanti e cioé che quando, come in questa epoca, ci si trova sul ciglio di una strada e senza più sicurezze si può ripartire esercitandoci liberamente a una rivolta interiore e che la musica é la migliore ginnastica esistente.