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Conto corrente e truffe digitali ecco cosa prevede la nuova sentenza della Cassazione sul rischio d’impresa bancario
Negli ultimi anni, l’utilizzo sempre più diffuso dei servizi di home banking e dei pagamenti elettronici ha determinato un incremento significativo delle truffe ai danni dei correntisti. Le tecniche criminali si sono evolute, rendendo più frequenti i casi di furto di carte di credito, bancomat e soprattutto delle credenziali di accesso ai servizi online. Gli utenti si trovano così a dover fronteggiare operazioni non autorizzate che possono avere conseguenze economiche importanti.
Secondo la giurisprudenza consolidata, la sottrazione fraudolenta dei codici di accesso al conto corrente rientra nel rischio d’impresa della banca. La Cassazione ha più volte ribadito che l’istituto di credito, per liberarsi da responsabilità, deve dimostrare che la frode sia dipesa da un evento imprevedibile e inevitabile nonostante l’adozione di tutte le misure di sicurezza tecniche richieste. Tale orientamento trova conferma in diverse pronunce, anche recenti, che rafforzano la tutela del cliente.
Una delle frodi più diffuse è la cosiddetta “Sim Swapping Fraud”, che consente ai truffatori di impadronirsi non solo della linea telefonica della vittima, ma anche dei codici indispensabili per accedere all’home banking. Attraverso false generalità, il malintenzionato ottiene un duplicato della SIM della vittima, disabilitando quella originale. Una volta attivata la nuova scheda, può ricevere SMS, codici OTP e notifiche, accedere al conto online e disporre bonifici o pagamenti in proprio favore.
La Cassazione ha chiarito che, in presenza di operazioni non autorizzate, la responsabilità ricade sulla banca, la quale ha l’obbligo di garantire sistemi di sicurezza adeguati. L’istituto deve impedire che soggetti estranei possano accedere alle credenziali del cliente e, qualora quest’ultimo contesti un’operazione, deve provare che essa sia stata correttamente autenticata. Questo principio esprime l’elevato livello di diligenza tecnica richiesto agli operatori del settore.
Già con il D. Lgs. 11/2010 è stato stabilito che le banche devono adottare misure idonee a garantire che ogni operazione sia riconducibile esclusivamente al cliente. Ciò comporta un controllo efficace dei sistemi di autenticazione e un aggiornamento costante dei protocolli di sicurezza, soprattutto in relazione ai rischi informatici e alle nuove tecniche di frode.
In presenza di un utilizzo illecito della carta, del bancomat o dei codici di accesso, la prima azione da compiere è il blocco immediato dello strumento presso la propria banca. Successivamente è necessario presentare denuncia alle Autorità competenti, per certificare l’accaduto e fornire un supporto documentale alle future richieste di rimborso.
Una volta verificati gli addebiti sospetti sul conto, il cliente deve presentare un reclamo formale alla banca, spesso tramite moduli disponibili sul sito dell’istituto. Nel reclamo vanno indicate in modo dettagliato tutte le operazioni disconosciute, allegando copia della denuncia. La banca, valutata la documentazione, potrà procedere al rimborso delle somme sottratte attraverso operazioni fraudolente.
Pur essendo le banche responsabili della sicurezza dei sistemi, il cliente ha il dovere di attivarsi tempestivamente non appena si accorge del furto o dell’uso illecito dei propri strumenti di pagamento. Una mancata reazione immediata può comportare una compartecipazione di responsabilità e la perdita del diritto al risarcimento. La tempestività, pertanto, è un elemento fondamentale per tutelarsi e ottenere la restituzione delle somme indebitamente sottratte.
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