Stipendi di marzo, l’ultima trovata dello Stato: nuova trattenuta in busta paga | Non sarà mai più restituita

Busta paga - fonte_adobe - sicilianews24.it-
Busta paga – fonte_adobe – sicilianews24.it-

Novità per quel che riguarda gli stipendi nel mese corrente, ovvero marzo 2024. Si parla di una trattenuta che non vedremo praticamente mai più.

Il periodo che il nostro Paese sta attraversando non è certamente roseo, soprattutto dal punto di vista del lavoro, per via della forte crisi che ha colpito con prepotenza tutti i settori, in particolare quello alimentare, che sta molto a cuore ai consumatori di tutte le età. Possedere dunque un’occupazione è considerato quasi un privilegio.

Anche al giorno d’oggi, complici tutti i problemi fino ad ora elencati, anche chi ha la fortuna di firmare un contratto a tempo indeterminato, ora visto come una manna dal cielo, non dà alcuna garanzia di continuità fino alla pensione. Ergo, se le cose si mettono male e la ditta comincia a non fatturare più di quanto necessario, è costretta ad effettuare dei tagli.

Nessuno dunque, in questa direzione, purtroppo nemmeno i migliori, che possono per diverse ragione risultare eccessivamente costosi, si salva / si salvano. Dunque è un rischio innegabile vedersi recapitare la terribile lettera di licenziamento. Una cosa a cui fare molta attenzione però, al di là di tutto, sono le pendenze. Un lavoro difatti, una volta fatto, va pagato, senza se e senza ma.

Pagamenti arretrati a limite di tempo

Una nota a sfavore di coloro che possiamo definire ex dipendenti è che esiste un limite di tempo entro cui una pendenza può essere pagata. Superato quel limite l’ex datore di lavoro non ne è più tenuto. In particolare possiamo citare una decorrenza di 5 anni nel caso di stipendi mensili non versati, tredicesima, quattordicesima, gratifiche, premi di produzione e rendimento, differenze retributive per errori in busta paga, straordinari non pagati, differenze di stipendio per nuovo inquadramento o qualifica, crediti per mansioni superiori o Tfr.

Si parla invece di una decorrenza sui 10 anni nei casi di, premi di fedeltàIndennità di trasferimento, erogazioni previste una tantumdiritti per passaggio di qualifica, indennità sostitutive per permessi e ferie non godute, risarcimento danni per mancato versamento di contributi previdenziali e crediti derivanti dal processo di riqualificazione del rapporto lavorativo.

Nuova trattenuta dallo Stato
Tfr – Depositphotos – Siclianews24.it

La decorrenza come cattiva alleata

C’è da dire tuttavia che la Corte di Cassazione ha fissato dei tempi ben precisi per quel che riguarda la decorrenza della prescrizione, che si avvia dal momento esatto in cui il pagamento era atteso oppure è stato comprovato un fatto che abbia dato diritto di credito. Una regola tuttavia che non tutela i lavoratori, dal momento che fa leva sul fatto che questi ultimi non volgiamo creare frizioni con il proprio datore.

Per i motivi appena citati il giudice fa in modo che la decorrenza parta esattamente dal momento in cui termina il rapporto di lavoro. Ecco dunque spiegato il motivo della grande importanza data al Tfr, ovvero  del trattamento di fine rapporto. Per il 2024, lo diciamo chiaramente,  sono prescritti crediti da lavoro periodici per i rapporti cessati nel 2019 e non periodici terminati invece nel 2014.