Stato-mafia, assolti Dell’Utri e tre carabinieri: 27 anni a Bagarella

La corte d’assise d’appello di Palermo ha assolto al processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia gli ex ufficiali del Ros Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno e il senatore Marcello Dell’Utri, accusati di minaccia a Corpo politico dello Stato.

Prescritte le accuse al pentito Giovanni Brusca. Pena ridotta a 27 anni al boss Leoluca Bagarella. Confermata la condanna del capomafia Nino Cinà.

In primo grado il dibattimento, presieduto da Alfredo Montalto, era cominciato il 27 maggio 2013 e si era concluso con condanne molto severe il 20 aprile 2018, quando Riina e Provenzano erano già morti. La pena più grave – ben 28 anni – era andata a Bagarella. E poi 12 anni per Mori, Subranni, Dell’Utri e Cinà, 8 per De Donno.

Tutto sarebbe cominciato dopo l’uccisione dell’eurodeputato Salvo Lima nel marzo 1992 e sarebbe entrata nel vivo tra l’attentato a Giovanni Falcone e la strage di via D’Amelio in cui morì Paolo Borsellino.

In quella stagione sarebbero cominciati gli incontri riservati del comandante del Ros, Mario Mori, e del suo braccio destro Giuseppe De Donno con Vito Ciancimino.

Tra gli accusati c’era anche l’ex ministro Calogero Mannino il quale avrebbe innescato la “trattativa” dopo avere ricevuto pesanti minacce dalla mafia. Mannino ha scelto il rito abbreviato ed è stato assolto definitivamente in Cassazione l’11 dicembre 2020.

“È una sentenza che va valutata attentamente e per questo si devono attendere le motivazioni. A me pare comunque che, secondo i giudici di appello, la trattativa c’è stata ma gli investigatori avrebbero agito a fin di bene. Da qui la loro assoluzione perché il fatto non costituisce reato” questa la dichiarazione dell‘ex magistrato Antonio Ingroia, simbolo del processo per la trattativa Stato-mafia, che parla di una “sentenza double face”: da un lato accoglie la tesi dell’esistenza storica di un dialogo con i vertici della mafia e dall’altro avalla la spiegazione che quelli erano “colloqui di polizia giudiziaria”.