Elefante nano - fonte pexels - Sicilianews24.it
Elefanti nani siciliani, un fossile lungo 200.000 anni ritrovato a Fontane Bianche: palaeoloxodon mnaidriensis e la miniaturizzazione
Durante il Pleistocene la Sicilia ospitava una fauna straordinaria e ormai lontana nel tempo. Piccoli ippopotami si rinfrescavano nei ruscelli limpidi delle colline, mentre asini europei, ghiri giganti, iene e uro si muovevano tra praterie e foreste. Questo panorama antico ci restituisce un ecosistema vivace e ricco di specie che oggi appaiono quasi leggendarie.
Tra tutti gli animali che popolavano l’isola, gli elefanti nani siciliani rappresentano senza dubbio la specie più iconica e affascinante. La loro storia affonda in un passato remoto, ma ha lasciato tracce durature nella cultura locale. La leggenda dei Ciclopi, ad esempio, potrebbe avere origine dall’osservazione dei crani fossili di questi pachidermi, con la caratteristica cavità centrale che un tempo ospitava la proboscide.
Recentemente, lungo la costa di Fontane Bianche, nel Siracusano, è stato scoperto un fossile di elefante nano risalente a un periodo compreso tra 200.000 e 150.000 anni fa. A segnalare l’importante scoperta è stato il geologo Fabio Branca dell’Università di Catania. Tra i resti recuperati spicca una mandibola straordinariamente ben conservata, che offre nuovi spunti per lo studio della specie.
I primi studi indicano che il fossile appartiene al Palaeoloxodon mnaidriensis, una forma già in fase di riduzione dimensionale. Questa specie rappresenta un anello intermedio nella storia evolutiva degli elefanti siciliani, anticipando l’emergere di forme ancora più minute come il celebre Palaeoloxodon falconeri, alto appena un metro. Una creatura di dimensioni straordinarie, oggi simbolo della fauna preistorica isolana.
Il ritrovamento non è isolato. La vicina Grotta di Spinagallo, a pochi chilometri da Fontane Bianche, aveva già restituito reperti di P. falconeri, oggi conservati e valorizzati presso il Museo Archeologico “Paolo Orsi” di Siracusa. Questi ritrovamenti contribuiscono a delineare un quadro più completo della presenza degli elefanti nani nel territorio e della loro evoluzione.
Le operazioni di scavo e messa in sicurezza del fossile hanno visto la collaborazione di diversi specialisti locali. Tra loro Gabriella Ancona e Luigi Agnone della Soprintendenza di Siracusa, insieme ai docenti dell’Università di Catania Rosolino Cirrincione e Rosanna Sanfilippo. Il coordinamento tra geologi, archeologi e paleontologi ha permesso di recuperare i resti con grande cura e precisione.
Il nuovo fossile offre l’opportunità di approfondire lo studio della miniaturizzazione negli elefanti isolani, un fenomeno evolutivo unico. Analizzare la mandibola e gli altri resti consente di comprendere meglio la dieta, l’habitat e le caratteristiche biologiche di queste specie preistoriche, arricchendo la conoscenza della fauna del Pleistocene siciliano.
Oltre al valore scientifico, la scoperta rafforza il legame tra storia naturale e mito locale. Gli elefanti nani continuano a ispirare l’immaginario siciliano e la leggenda dei Ciclopi ne costituisce un esempio emblematico. Fontane Bianche aggiunge così un nuovo tassello a questa narrazione, con un reperto che attraversa centinaia di millenni e racconta la straordinaria biodiversità di un’isola antica.
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