Confermato lo sciopero di questa mattina della sanità privata in Sicilia che coinvolge le strutture convenzionate dell’Isola. Nonostante l’adesione ridotta da parte di alcune sigle sindacali e associazioni, la manifestazione prevista davanti Palazzo d’Orleans dovrebbe comunque registrare la partecipazione di circa duemila lavoratori del settore.
Alla base della protesta vi sono richieste ritenute fondamentali dai promotori: l’uscita della Regione dal piano di rientro economico, l’adeguamento delle tariffe — rimaste invariate dal 1996 — e un maggiore coinvolgimento delle strutture private convenzionate nelle attività di prevenzione sanitaria. La Sicilia, secondo gli operatori, continua infatti a registrare livelli critici soprattutto nell’ambito delle malattie vascolari e cardiache.
Uno dei nodi principali riguarda il budget annuale destinato alle strutture private convenzionate. Spesso le risorse vengono esaurite già a metà anno, costringendo i centri a proseguire con prestazioni in extra-budget o a pagamento. Secondo i professionisti, un adeguamento automatico del budget deriverebbe dall’accoglimento delle loro richieste, permettendo così di assicurare un servizio più efficiente ai cittadini.
I promotori della manifestazione evidenziano come il sottodimensionamento del sistema sanitario regionale abbia conseguenze dirette sulla qualità della vita. I dati mostrano una speranza di vita inferiore di circa cinque anni rispetto a regioni come il Veneto. Molti cittadini rinunciano alle cure o attendono mesi per esami diagnostici, con liste d’attesa che possono arrivare anche a otto mesi.
Pur essendo formalmente uno sciopero della sanità privata convenzionata, la mobilitazione assume un carattere più ampio. La denuncia degli operatori riguarda infatti un modello sanitario considerato strutturalmente inadeguato, con ripercussioni diffuse sulla popolazione e sull’efficacia dell’intero sistema regionale.
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