SALPA CON SUCCESSO “LA NAVE DELLE SPOSE”

Il racconto di una drammatica realtà storica, riflesso dell’urgente difficoltà che ancor oggi ha la donna nella strada verso l’emancipazione.

di Roberto Privitera

Il racconto di una drammatica realtà storica, riflesso dell’urgente difficoltà che ancor oggi ha la donna nella strada verso l’emancipazione.

Ad oggi è la miglior messinscena della stagione, quella ideata da Lucia Sardo ed Elvira Fusto, con la regia di Giuseppe Dipasquale. Uno spettacolo solido e dinamico, che mantiene armonia ed eleganza storica anche nel toccare a fondo e con poesia una tematica estremamente delicata.

La nave delle spose è carica di speranze, sogni, desideri, paure. Tutto si fa poesia, dipingendo uno spaccato di storia reale e dura come la pietra storica di una Sicilia che fu. Una terra e le sue donne, date per procura a sconosciuti d’oltreoceano. Fantasmi visti solo per foto, chiavi per togliere qualsiasi forma di dignità a fiori in molti casi ancora lontani dallo sbocciare.

Non sanno niente, non conoscono e non hanno mai visto nulla che non sia casa loro. Quell’enorme bastimento non è solo il trampolino verso l’ignoto. Dalla prostituta alla fanciulla ancora inconsapevole dei capricci del suo corpo, si disegna un universo di esperienze. Anche chi si spaccia per abitante della mondanità porta i segni di quell’ancestrale condizione di differenza, in difetto, che la donna ha da sempre avuto nella cultura siciliana.

Una bravissima Lucia Sardo è anima, corpo e voce narrante, a bordo del bastimento di sogni che punta verso l’America. E’ una madre che ha vissuto tutto ciò che adesso tocca alle giovani abitanti temporanee della nave.

Canti e danze durante il viaggio avvicinano col cuore una Sicilia invece sempre più lontana. Ricordi che allietano per qualche ora, prima che calino le notti ed un cielo con miriadi di stelle mai viste si sparga sopra le loro teste. Gli uomini sognano palazzi altissimi da costruire, le donne fanno prendere forma con la mente alle foto dei loro “mecenati”. La curiosità a tratti li distrae dalla morte della loro libertà. Perché di questa se ne realizza il rapimento, la sottrazione. E’ metafora di qualsiasi altra deportazione, viaggio menzognero verso il nulla.