Registrazioni anagrafiche dei figli e delle figlie di coppie omogenitoriali

Abbiamo appreso che nei prossimi giorni il Consiglio Comunale di Palermo, dopo mesi di tira e molla, potrebbe discutere e votare una mozione che chiede al Sindaco di procedere con le registrazioni anagrafiche dei figli e delle figlie di coppie omogenitoriali indicando i nomi di entrambi/e i/le genitori/trici.

Pur nel rispetto della totale autonomia del Consiglio Comunale nell’individuare priorità e strumenti della propria azione, riteniamo sia però giunto il momento di dire la nostra e prendere pubblicamente le distanze da questo modus operandi; a maggior ragione dopo che lo stesso Consiglio Comunale ha scandalosamente votato contro il sostegno e l’adesione al Palermo Pride, svelando così in modo esplosivo l’ipocrisia che caratterizza il dibattito consiliare sui diritti delle persone e delle famiglie lgbtqia+.

Riteniamo infatti politicamente inaccettabile che il contenuto della mozione non sia mai stato discusso innanzitutto con le famiglie omogenitoriali (a partire da Famiglie Arcobaleno, la nota associazione che si è fatta carico di rappresentare la loro visibilità e le loro lotte) né tanto meno con il movimento lgbtqia+ (che vede nel Coordinamento Palermo Pride uno spazio interassociativo assai noto alla politica e alle istituzioni della nostra città).

Che l’azione di disobbedienza chiesta al Sindaco, in realtà poco più che formale, sia la priorità attuale in tema di diritti delle famiglie omogenitoriali è una decisione che i/le consiglieri/e firmatari/e della mozione hanno preso a nome delle stesse famiglie ma senza discuterne con queste famiglie. Atto legittimo, per carità, ma discutibile dal punto di vista della pratiche politiche: il movimento ha sempre chiesto che la Politica si muovesse “con noi” e non “in nostro nome”.

Abbiamo già mostrato queste perplessità durante l’iter dell’appello pubblico “Sindaco Trascrivi”, anche quello portato avanti senza il reale coinvolgimento delle famiglie omogenitoriali (informate di ogni passaggio sempre e solo a fatti compiuti) ma in quel caso abbiamo scelto di mettere comunque avanti il rispetto verso la libera iniziativa di cittadini e cittadine che manifestavano il desiderio di agire da alleati/e delle nostre rivendicazioni. Ma l’arrivo di quell’appello in Consiglio Comunale e la sua trasformazione in mozione è cosa ben diversa: e noi riteniamo incomprensibile ed inaccettabile che ciò sia avvenuto senza il benché minimo coinvolgimento, la benché minima discussione con le persone portatrici dei diritti che si dice di volere tutelare.

In tal modo un intento certamente nobile si trasforma in bagarre politico/amministrativa sulle teste delle famiglie. Nella peggiore delle ipotesi, dando la stura ad un dibattito (anch’esso non con noi ma su di noi) che sulla base dei peggiori luoghi comuni divisivi boccerà la mozione. Nella migliore delle ipotesi, consapevoli di star discutendo di una questione non sostanziale ma meramente simbolica (un Sindaco non può essere obbligato da nessun* ad agire “in disobbedienza”, nemmeno dal Consiglio Comunale), chiudendo con un voto favorevole che consentirà a chiunque di cavalcare il dibattito pubblico con la coscienza pulita.

Bene, il Consiglio Comunale sappia che non lo sta facendo in nostro nome: se in questo momento storico le trascrizioni siano la priorità delle famiglie omogenitoriali andava prioritariamente chiesto alle famiglie in questione. Visto quel che sta accadendo in questi mesi, dopo la circolare Piantedosi, in diverse città italiane in realtà le famiglie omogenitoriali stanno cercando e sperimentando strade differenti rispetto alla disobbedienza di Sindaci e Sindache alla circolare. Cosa che i/le consiglieri/e firmatari/e avrebbero saputo se solo avessero scelto di discuterne col movimento lgbtqia+ e in primis con Famiglie Arcobaleno.

E non è troppo tardi: chiediamo infatti al Consiglio Comunale di incontrarci e discutere con noi, prima di decidere quali siano gli strumenti che più tutelano i nostri diritti e non dopo, a cose fatte sulle nostre teste. Anche perché ci preoccupa quale dibattito possa nascere e svilupparsi nella stessa aula che pochi giorni fa ha votato contro l’adesione ed il sostegno del Consiglio Comunale a quello stesso Pride che promuove le battaglie al centro della mozione sulle trascrizioni.

Discutere CON noi e non SU DI noi: questa è una pratica politica certamente migliore del cavalcare formalismi che non cambiano le cose. Parliamo insieme di come produrre risultati concreti in termini di lotta contro le discriminazioni e di migliore vivibilità e maggiore sicurezza per le persone e le famiglie lgbtqia+: gli atti simbolici sono importanti ma non incidono in modo radicale nelle nostre vite. E noi siamo stanche di essere usate come mezzo per compattare o frammentare alleanze.