Dissequestrato il patrimonio degli imprenditori palermitani Niceta, sotto sigilli dal 2013 su richiesta della procura. Si tratta di società e immobili del valore di 50 milioni di euro. Per i Niceta è il secondo provvedimento favorevole: la corte d’appello aveva già annullato un sequestro disposto dal tribunale di Trapani. La decisione è stata presa dal presidente della sezione Misure di prevenzione Raffaele Malizia che ha restituito i beni sequestrati nel 2013 dalla giudice Silvana Saguto.
Nel frattempo, i 15 negozi sequestrati ai Niceta sono stati chiusi. Il sequestro era scattato al patrimonio di Mario Niceta e dei figli Massimo, Pietro e Olimpia. Comprendeva le società che gestivano una serie di negozi a Palermo (in via Roma, Corso Camillo Finocchiaro Aprile, viale Strasburgo e via Ruggero Settimo con il marchio Olimpia) e a Trapani (Blue Spirit e Niceta Oggi all’interno del centro commerciale Belicittà di Castelvetrano).
Parla Massimo Niceta, titolare insieme alla sorella Olimpia e al fratello Pietro: “I Niceta non sono contro la Magistratura e non sono mafiosi, in molti dovranno mettersi in fila e chiedere scusa per quello che ci è successo in questi ultimi anni da incubo. É una vittoria giudiziaria, ma anche una vittoria per la città di Palermo che è stata ‘violentata’ e privata di un punto di riferimento nel settore dell’abbigliamento.
Io e i miei fratelli abbiamo cominciato a lavorare nel 1994, per decenni siamo stati al centro del commercio cittadino e, alla fine, siamo stati accusati di essere mafiosi. Nel frattempo, quindici nostri negozi hanno chiuso i battenti, sono state distrutte otto società, venti milioni di euro di fatturato sono stati azzerati. Il danno di immagine che abbiamo subito durante tutti questi anni è incalcolabile”.
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