Michele Cucuzza alla libreria flaccovio per presentare il suo nuovo libro, Il Male curabile

Il nuovo libro di Michele Cucuzza dal titolo ” Il Male Curabile” edito Rizzoli sara’ presentato presso la libreria Flaccovio di Palermo oggi martedi’ 5 giugno alle ore 18.30…

di redazione

Il nuovo libro di Michele Cucuzza dal titolo ” Il Male Curabile” edito Rizzoli sara’ presentato presso la libreria Flaccovio di Palermo oggi martedi’ 5 giugno alle ore 18.30.

 

Il libro nasce dall’incontro tra il giornalista Rai e lo scienziato Mauro Ferrari, in occasione del meeting a Villa d’este, a Cernobbio, e cerca di descrivere le nuove frontiere della lotta ai tumori, non usando le metodologie dell’ intervista, bensi’ utilizzando la formula del reportage contraddistinto da un linguaggio chiaro e capibile anche da parte dei non addetti ai lavori.

La vita del protagonista del libro, Mauro Ferrari, una laurea in matematica, un master a Berkeley e un posto di professore associato all’università della California, è cambiata profondamente quando la moglie, madre dei suoi due figli, si è ammalata di tumore e non è riuscita a vincere questa battaglia. Era poco più che trentenne. Da allora egli si è dedicato anima e corpo alla lotta

contro il cancro, che ha deciso di affrontare con un approccio assolutamente originale, basato sull’applicazione delle nanotecnologie alla medicina. Ha

fatto ricorso a ghiandole artificiali capaci di rilevare il cancro e somministrare autonomamente il medicinale; nanovaccini che risvegliano il sistema immunitario; diagnosi effettuate attraverso una semplice analisi delle proteine; robot chirurghi e sofisticati manichini-pazienti su cui fare pratica. Questa è soltanto una piccola parte di quanto oggi si sta continuando a

sperimentare al Methodist Hospital Research Institute di Houston in Texas, da lui diretto. Egli stesso ha spiegato: “Con la chemioterapia solo una cellula

medicinale su centomila raggiunge il bersaglio. Noi lanciamo minuscoli missili multistadio simili a quelli usati nei programmi spaziali, carichi di farmaci

che centrano solo le cellule tumorali senza disperdere sostanze tossiche nell’organismo”. Ferrari è oggi a capo di questa colossale struttura che vanta un budget per la ricerca multimilionario, che fa ben sperare per la lotta ai tumori e la loro futura sconfitta. Confrontando i dati di guaribilità del cancro dal dopoguerra ad oggi emerge un miglioramento soltanto del 10%, mentre

attraverso la prevenzione il tumore è stato sconfitto per il 30%. Ciò vuol dire che la diagnosi precoce, unita all’atto chirurgico, sono essenziali per sconfiggere questo male, che potrebbe trasformarsi da “inguaribile” a cronico, nel senso di poter essere in grado di consentire la sopravvivenza del paziente, unita a una buona qualità della vita. Ferrari ha indirizzato le sue ricerche nelle applicazioni delle nanotecnologie alla medicina, e i risultati sono stati entusiasmanti, tanto che la speranza di abbattere la mortalità per cancro e

rendere la qualità della vita migliore comincia a essere concreta. Le nanoparticelle, che sono, come ha spiegato nel libro Cucuzza, dei granelli artificiali di silicio, cento volte più sottili di un capello, vengono appositamente iniettati nell’organismo per trasportare medicine da far arrivare direttamente alla zona colpita da un tumore.

La nanomedicina rappresenta, così, una delle idee più avanzate per la cura del cancro e per la terapia rigenerativa, che vuole farsi conoscere dai non addetti

ai lavori.

“Le nanomedicine – riporta Cucuzza nel suo libro – sono sostanze minuscole, la loro unità di misura è il nanometro, che corrisponde a unmilionesimo di

millimetro”. A spiegarlo al giovane pubblico affascinato è Ennio Tasciotti, trentaquattro anni, di Latina, professore associato al Methodist Hospital Research Institute di Houston, autentico enfant prodige del settore, laurea in biologia alla Normale di Pisa, dottorato in medicina molecolare a Trieste e, poi, la direzione del Dipartimento Ricerche in Medicina rigenerativa nell’ospedale del Texas. “Si tratta di particelle” chiarisce “così piccole da cambiare completamente le loro proprietà, oltre che il colore, rispetto a quando sono di dimensioni maggiori. L’oro, per esempio” svela al pubblico estasiato “man mano che rimpicciolisce diventa prima verde, poi rosso, infine

blu.” Tasciotti chiama accanto a sé Anna Maria, una bimba paffutella di sei anni e mezzo con gli occhiali che confida, ridendo, di volersi occupare di dinosauri, da grande.

Un singolo punto di un qualsiasi testo scritto si distende per un milione di

nanometri, mentre una cellula animale evoluta è grande circa tra i dieci e i trentamila nanometri, un batterio mille, un virus cento, gli anticorpi dieci e un atomo è pari a un decimo di nanometro.

La formula matematica dell’unità di misura è 10-9 metri. “È con dimensioni del genere che l’uomo fa, ormai da anni, ricerca” ricorda Tasciotti “prima di tutto

osservando e riproducendo la magia degli eventi infinitesimali che si verificano in natura: le ali delle farfalle sono in bianco e nero, i colori – stupendi e diversi a seconda delle specie – sono determinati dal modo in cui viene riflessa la luce che penetra tra le maglie della loro minuscola tessitura; ci sono già vernici per auto, neutre in origine, che – nelle

profondità molecolari – attraggono la luce allo stesso modo delle farfalle, presentandosi, una volta applicate alle carrozzerie, con i rossi più sgargianti

o i blu più smaglianti. Lo stesso vale per le zampette dei gechi, dotate di incredibili ventose appiccicose che permettono loro di passeggiare comodamente sui soffitti e di non scivolare su nessuna superficie, per quanto liscia.

Osservate e riprodotte attraverso nanoparticelle rtificiali, quelle ventose ci stanno dando una grossa mano per creare materiali nuovi, in grado di non farci

scivolare sul vetro, utilissimi, per esempio, a chi si occupa di pulire le vetrate esterne dei grattacieli, che stanno anche a centinaia di metri di altezza. […]

“Per non parlare” continua il professor Tasciotti “dei vostri amatissimi computer e dei telefoni cellulari (che ormai sono anche centomila volte più piccoli e dotati di potenza sessantamila volte superiore rispetto al

“cervellone” della Nasa, quello grande come una stanza che, a suo tempo, guidò per la prima volta l’uomo sulla Luna): i loro microchip usano, per far passare

la corrente, fili sottili qualche nanometro.

È grazie alla nanotecnologia che si attivano e si spengono, con un semplice clic, le memorie. Agli smartphone e ai laptop dobbiamo tanto, per le nostre

ricerche sul sangue”.

“Noi” prosegue Tasciotti “vogliamo far arrivare le medicine agli organi malati attraverso percorsi brevi e diretti, evitando di farle transitare lungo tutti i

centomila chilometri di vene, arterie e capillari, tragitto di fatto obbligato quando un preparato viene ingerito per bocca o iniettato con l’ago: un

labirinto irto di ostacoli, dal sistema immunitario agli enzimi, predisposto per la distruzione di ogni corpo estraneo; un percorso estenuante che fa arrivare soltanto piccolissime quantità di cure alle cellule malate, intossicando spesso quelle sane.

Le nanoparticelle di silicio poroso, quelle più nuove, che gli scienziati stanno sperimentando negli ultimissimi tempi devono essere capaci di sfuggire agli innumerevoli e diversi nemici che vogliono distruggerle, ovvero gli anticorpi posti a difesa della nostra salute.

In questo appassionato reportage Michele Cucuzza racconta del suo incontro a Houston col professore e la sua équipe di giovani collaboratori provenienti da tutto il mondo, e molti dei quali italiani, scelti soltanto sulla base di principi meritocratici. Si tratta di matematici, chimici, biologi, ingegneri e medici coalizzati nella missione comune di sconfiggere il cancro, nell’ambito di una battaglia che privilegia la ricerca, a cui il nostro governo attribuisce a tutt’oggi un’importanza, purtroppo, ancora troppo marginale per fare dell’Italia un Paese avanzato.