Mafia: 150 anni di carcere ai boss di Brancaccio

Colpo alla mafia di Brancaccio: il Gup di Palermo Nicola Aiello ha condannato 20 persone a pene comprese tra 4 e 16 anni di carcere, per un totale complessivo di un secolo e mezzo di carcere.

di redazione

Palermo, 30 Apr. – Colpo alla mafia di Brancaccio: il Gup di Palermo Nicola Aiello ha condannato 20 persone a pene comprese tra 4 e 16 anni di carcere, per un totale complessivo di un secolo e mezzo di carcere.

La sentenza è stata emessa col rito abbreviato, nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone. I condannati sono nomi vecchi e nuovi della mafia militare, dedita a traffici ed estorsioni in serie. Tra questi, gli uomini considerati più vicini ai fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, boss del quartiere e condannati per le stragi del ’92 e del ’93.

Tra i condannati anche due dei fratelli, Benedetto e Nunzia Graviano. Entrambi non sono alla prima condanna per mafia: Nunzia era già stata giudicata colpevole all’inizio del decennio scorso, dopo essere finita in carcere nel 1998 e aveva già scontato la prima condanna.

Le condanne più pesanti, 16 anni a testa, sono toccate ad Antonino Sacco e Giuseppe Arduino, che secondo la prospettiva della Procura (i pm sono Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli) sono i nuovi capi e i collaboratori più fidati dei due Graviano stragisti, detenuti da quasi vent’anni.

Dodici anni per Antonino Caserta e Pietro Asaro, 10 anni e 8 mesi a Girolamo Celesia e Filippo Marcello Tutino, 10 a Giuseppe Faraone, 8 a Matteo Scrima, Nunzia Graviano, Pietro Arduino, Antonino Lauricella e Salvatore Conigliaro, 6 a Antonino Mistretta e Armando Porretto, 4 a testa per Benedetto Graviano, Christian Divano, Giovanni Arduino, Salvatore Corrao, Salvatore Perlongo e Michelangelo Bruno.

Il rito abbreviato dà diritto a uno sconto di pena di un terzo: senza questa riduzione le pene sarebbero ammontate complessivamente a oltre due secoli di prigione.

Nel processo, denominato Araba Fenice, il Gup ha ordinato anche la confisca di 83.500 euro sequestrati a Michelangelo Bruno, del Bar Sofia, sequestrato a Cesare Lupo e Antonino Sacco, dell’azienda Az Trasporti, ritenuta appartenente a Lupo e Benedetto Graviano e dei “libri mastri” delle estorsioni.

I 20 condannati dovranno anche risarcire Addiopizzo, Assindustria Palermo, Solidaria, Sos Impresa, l’Associazione antiracket e antiusura, Confcommercio Palermo, Confindustria Sicilia, il Cenro accoglienza Padre Nostro, Il centro Studi Pio La Torre, l’Associazione Libero Futuro e il Comune di Palermo.

Il giudice, infine, ha assolto e ordinato la scarcerazione di Giovanni Torregrossa.
Scagionati anche Alberto Raccuglia, Antonio Liberto e Salvatore Speciale.