Lagalla risponde con una nota all’appello antimafia di Maria Falcone

Il candidato sindaco Roberto Lagalla risponde all’appello lanciato da Maria Falcone e alla lettera aperta che il Centro Pio La Torre ha inviato a tutti i candidati a sindaco di Palermo definendo ““inaccettabile che in una città che per anni è stata teatro della guerra che la mafia ha dichiarato allo Stato e che ha contato centinaia di morti sia ancora necessario ribadire che chi si candida a ricoprire una carica importante come quella di sindaco e qualsiasi altra carica elettiva debba esplicitamente prendere le distanze da personaggi condannati per collusioni mafiose”.

“A pochi giorni dal trentesimo anniversario della strage di Capaci – ha aggiunto la sorella del giudice Giovanno Falcone – ci troviamo costretti a chiedere a chi intende amministrare Palermo di dire parole chiare contro i mafiosi e chi li ha aiutati e di ripudiarne appoggio e sostegno. Condivido in pieno ogni parola pronunciata da Alfredo Morvillo. In tema di mafia i grigi non sono ammessi”.

E alle dichiarazioni di Maria Falcone arriva del candidato del centro destra Roberto Lagalla che sottolinea di essere “immune da qualsivoglia ingerenza o influenza estranea alla legalità”. “Comprendo e apprezzo lo spirito che anima la dichiarazione della professoressa Maria Falcone. Con me i mafiosi e i loro complici rimarranno fuori dal governo della città” ha scritto.

“Difenderò sempre il percorso etico e morale di redenzione e riscatto che la nostra città ha attraversato negli ultimi trent’anni. Ma più che le parole e le abiure, vale la mia storia personale e il progetto per il futuro di Palermo.

L’impegno antimafia è un presupposto ineludibile non un quid pluris, da dover rivendicare, sfoggiandolo alla bisogna o a richiesta. Lo onorerò con i comportamenti e le idee. In memoria dei nostri martiri, ma ancor prima per il futuro dei nostri figli”.

“La lotta alla mafia – aggiunge – ha bisogno di un salto di qualità. Grazie alle intuizioni del giudice Giovanni Falcone, magistratura e forze di polizia hanno sviluppato un’attività repressiva intensa e stabile che ha decimato l’ala militare di Cosa nostra. Ma se la mafia non spara, non significa che è sconfitta. Anzi, dobbiamo evitare il rischio che ritorni alla sua tradizione secolare. La mafia si combatte e sconfigge soprattutto con i fatti e non con strampalate teorie complottiste”. Lagalla ricorda poi che “il sistema politico prodotto dal professionismo dell’antimafia, come quello del governo Crocetta, è attualmente alla sbarra. Ci ispiriamo alle parole pronunciate da Fiammetta Borsellino, quando ha avuto modo di affermare che “l’antimafia non può non essere disinteressata, non può mirare al potere e non può diventare essa stessa potere.
Quando l’antimafia diventa potere il suo campo di azione viene fortemente vincolato e circoscritto e questo non deve assolutamente accadere”.
“Sfidiamoci su questi contenuti, allora, – conclude Lagalla – per spiegare ai cittadini chi tra noi candidati ha la ricetta migliore. Io sono pronto”