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Emergenza idrica in Sicilia, va meglio, ma non è finita: la situazione e le criticità

 

Diga Sciaguana -Enna

La situazione idrica in Sicilia mostra segnali positivi se confrontata con lo stesso periodo del 2024, ma il quadro resta frammentato e complesso. «In realtà, è ancora spaccata in due, con le dighe del versante orientale messe molto bene e quelle ad Ovest che, nonostante le ultime piogge, presentano sempre forti criticità», avverte Salvo Cocina, responsabile della task-force regionale per l’emergenza idrica. Secondo Cocina, «va sottolineato, è tutt’altro che finita, quantomeno sul fronte agricoltura».

L’ultimo bollettino sui volumi degli invasi, diffuso dall’Osservatorio dell’Autorità di bacino e aggiornato al primo ottobre, evidenzia un aumento complessivo rispetto al 2024. Le dighe registrano un incremento di quasi il 28%, con oltre 238 milioni di metri cubi accumulati. Tuttavia, il miglioramento non è uniforme sull’intero territorio isolano.

Le zone più critiche restano il Trapanese, l’Agrigentino e il Palermitano. In queste aree, il livello dell’acqua è ancora basso: la diga Arancio mostra un calo del 25% rispetto all’anno precedente, mentre Garcia e Poma segnano rispettivamente riduzioni del 38 e del 13%. Nonostante le piogge, i problemi strutturali e la scarsità di precipitazioni nelle settimane precedenti continuano a pesare.

Al contrario, alcune dighe orientali presentano dati più confortanti. La Rosamarina, ad esempio, registra un aumento dei volumi del 33%, mentre il Fanaco, ridotto lo scorso anno a una piccola pozza d’acqua, ha ora raggiunto i due milioni di metri cubi. «Numeri che in vista del prossimo anno non possono farci abbassare il livello di guardia», sottolinea Cocina, ricordando l’importanza di monitorare costantemente le risorse per le campagne.

La disparità tra le dighe orientali e occidentali riflette non solo le condizioni meteorologiche, ma anche differenze nella gestione delle risorse e nella manutenzione delle infrastrutture. Gli esperti sottolineano come, per alcune strutture, le recenti piogge abbiano solo parzialmente compensato il deficit accumulato negli anni precedenti.

Il quadro generale suggerisce che, sebbene la Sicilia stia attraversando un miglioramento significativo rispetto allo scorso anno, le riserve idriche non sono ancora sufficienti per garantire piena sicurezza, soprattutto per l’agricoltura. Nei bacini a uso irriguo o misto, infatti, «c’è ancora poca acqua», conferma Cocina, lanciando un chiaro monito agli agricoltori e alle autorità locali.

Le previsioni meteorologiche dei prossimi mesi saranno decisive. L’assenza di precipitazioni significative potrebbe riportare rapidamente la situazione a livelli critici, con possibili ricadute sul comparto agricolo e sulla gestione idrica urbana.

In conclusione, se da un lato i dati generali mostrano segnali incoraggianti, dall’altro persistono criticità che richiedono attenzione e programmazione mirata. La Sicilia, dunque, resta divisa tra chi vede un miglioramento reale e chi, come Cocina, invita a non abbassare la guardia.

Redazione

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