Detenuti entrano all’Università di Catania, diritto allo studio per sei matricole

La Conferenza Nazionale Universitaria dei Poli Penitenziari (CNUPP) istituita dalla CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane), raggiunge quest’anno i 3 anni di vita e la conclusione del mandato del primo consiglio nazionale, presieduto dal Prof. Franco Prina, delegato per il Polo Universitario Penitenziario (PUP) del Rettore dell’Università di Torino.

L’Università degli Studi di Palermo aderisce alla Conferenza per l’impegno che persegue sin dalle determinazioni del CRUS del 12 dicembre 2019.

Tra le matricole dell’Università di Catania quest’anno ci saranno anche sei studenti attualmente reclusi. Una apertura del mondo accademico che consente e promuove il diritto all’istruzione universitaria all’interno dei poli penitenziari.

La realtà dei PUP italiani, iniziata più di 20 anni fa a Torino e replicata, pur con differenze locali, in numerose altre sedi universitarie, coinvolge attualmente quasi 40 atenei che operano in oltre 80 istituti penitenziari

Nell’anno accademico in corso sono 1.034 gli studenti detenuti iscritti, dei quali 109 (10,5%) si trovano in regime di esecuzione penale esterna, 549 (53,1%) scontano una pena in carcere in circuiti di media sicurezza, 355 (34,3%) in alta sicurezza, e 21 (2,1%) in regime 41bis. Le studentesse sono 64, quindi il 6,2% del totale degli studenti.

Nel primo triennio di vita della CNUPP gli atenei aderenti con studenti attivi sono passati da 27 nel 2018-19 a 32 nel 2020-21 (incremento del +18,5%); gli Istituti Penitenziari in cui operano i PUP da 70 a 82 (incremento +17,1%); il numero di studenti iscritti da 796 a 1034 (incremento +29,9%). Tra questi dati spicca il notevole incremento della componente femminile, che passa da appena 28 studentesse nel 2018-19 a 64 nel 2020-21, quindi un incremento del +128,6%.

Sono impegnati oggi 196 dipartimenti universitari, che corrispondono al 37% dei dipartimenti presenti nei 32 atenei coinvolti.

Sono 896 gli studenti iscritti a corsi di laurea triennale (87%), mentre 137 frequentano corsi di laurea magistrale (13%). Le aree disciplinari più frequentate dagli studenti in regime di detenzione sono quella politico-sociale (25,4%) seguita dall’area artistico-letteraria (18,6%), area giuridica (15,1%), area agronomico-ambientale (13,7%), area psico-pedagogica (7,4%), area storico-filosofica (7,3%), area economica (6,5%) e altre aree (6%).

L’Università di Palermo, il Rettore prof. Fabrizio Micari e la delegata prof.ssa Paola Maggio, pure con le difficoltà derivanti dalla emergenza pandemica, hanno avviato ampie interlocuzioni con gli Istituti di pena e con il Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria.

Grazie anche all’apporto dell’Ufficio del garante regionale per i detenuti e del prof. Giovanni Fiandaca – garante regionale e professore emerito UniPa – il 25 febbraio 2021, è stato siglato un accordo quadro fra le Università di Palermo, Catania, Messina ed Enna, la Regione Sicilia, tramite l’assessorato all’istruzione, il Provveditorato Regionale per l’amministrazione penitenziaria e il Garante dei diritti dei detenuti. Si tratta di un atto di incidenza significativa per realizzare appieno, e promuovere ulteriormente, il diritto all’istruzione universitaria all’interno dei Poli penitenziari.

La costituzione della CNUPP ha permesso agli Atenei impegnati a garantire il diritto agli studi universitari per le persone private della libertà personale di agire in maniera coordinata e interloquire ad una voce sia con il sistema universitario sia con quello penitenziario.

Impegni sono inoltre previsti sul fronte della formazione del personale dell’Amministrazione Penitenziaria (polizia penitenziaria e operatori dell’area trattamentale), nonché sullo sviluppo di attività di ricerca sulle problematiche carcerarie.

Percorsi sinergici con l’Amministrazione Penitenziaria possono consentire di trasformare la detenzione da un tempo “sospeso” ad un periodo fecondo, in cui il cittadino condannato possa intraprendere, se lo desidera, percorsi formativi anche di alto livello che gli consentano di investire sul proprio capitale umano, strumento indispensabile per ridurre i rischi di recidiva, con benefici non solo per il singolo ma per tutta la società italiana.

La presenza delle Università nei luoghi di detenzione ha, in questo senso, una profonda valenza culturale per il Paese e per la più ampia discussione sul significato che possono avere la pena e l’esecuzione penale.

In occasione della conclusione del primo triennio di vita dalla CNUPP venerdì 7 maggio alle ore 15 si tiene un seminario dal titolo “Il diritto agli studi universitari in carcere: tre anni di esperienza della CNUPP e prospettive” in cui i temi oggetto del lavoro degli Atenei aderenti alla Conferenza vengono affrontati sotto diversi punti di vista e con le voci più autorevoli del panorama nazionale.

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