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Coppie di fatto. Niente registro in Sicilia, per ddl rinvii e barricate cattolici

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di redazione

(Adnkronos) Non e’ bastato neppure l’appello di un gruppo di intellettuali ed esponenti della societa’ civile ai parlamentari dell’Assemblea regionale siciliana. Trecento firme, tra cui quelle di Franco Battiato, Andrea Camilleri, Leo Gullotta, Ficarra e Picone, Rita Borsellino e Pina Maisano Grassi, nel febbraio del 2011 non furono sufficienti a convincere i deputati siciliani ad un rapido via libera in Aula al ddl sulle coppie di fatto, annunciato per la prima volta in aula nel giugno del 2010. Tre articoli in tutto per una legge che puntava alla creazione nei Comuni siciliani di un unico registro per le unioni civili, anche tra persone dello stesso sesso, che conteneva un esplicito riferimento al rifiuto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale, e che mirava ad estendere anche alla coppie di fatto i diritti garantiti alle famiglie ‘tradizionali’. Il provvedimento, presentato a Sala d’Ercole dall’esponente del Partito democratico, Pino Apprendi, in realta’ era riuscito ad incassare un consenso trasversale anche tra i parlamentari della maggioranza, registrando l’appoggio di Francesco Musotto (ex Mpa), Giulia Adamo (Udc), Concetta Raia (Pd) e Alessandro Arico’ (Fli). Un consenso, pero’, che non e’ riuscito a mettere tutti d’accordo. Cosi’ dopo una serie di passaggi in commissione Affari Istituzionali Sala d’Ercole ha deciso di non discutere il provvedimento, complice anche la dura reazione delle associazioni cattoliche, pronte ad una petizione popolare per stoppare la norma. A guidare il fronte dell’opposizione al provvedimento, organizzato in un vero e proprio gruppo interparlamentare per la difesa della vita e i diritti del nascituro all’Assemblea regionale siciliana fu Salvino Caputo, parlamentare in quota Pdl. “E’ nostro dovere – disse – difendere i principi etici, cattolici e morali della societa’ i cui fondamenti sono radicati sulla famiglia. E’ per questo che intendiamo fare sentire anche la nostra voce”. Su una posizione diametralmente opposta il comitato ‘Esistono i diritti’, secondo il quale il provvedimento nasceva per “colmare un vuoto legislativo e non vuole ledere i diritti delle famiglie tradizionali”. “Penso che il Parlamento siciliano – dice all’Adnkronos Pino Apprendi – abbia perso un’occasione per dimostrare di essere al passo con i tempi, arroccandosi sulle posizioni della Chiesa. Siamo davanti ad un oscurantismo incapace di interpretare i bisogni di decine di migliaia di persone che convivono sotto lo stesso tetto”. Per il parlamentare del Pd, infatti, “il testo non mette in dubbio il valore della famiglia, di cui io sono il primo difensore, essendo sposato da oltre 40 anni, ma e’ il riconoscimento di diritti basilari, che non possono essere negati in nome di posizioni ideologiche che vanno superate”. Ma il deputato democratico non si da’ per vinto. “Ripresentare il ddl sara’ il primo atto che faro’ se eletto” assicura.

Redazione

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