Cronaca

Confiscati beni per 300mila euro a esponente mafioso della Noce a Palermo

L’Ufficio Misure di Prevenzione Patrimoniali della Divisione Anticrimine della Questura di Palermo ha dato esecuzione ad un provvedimento, emesso dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione con il quale, su proposta congiunta del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo e del Questore di Palermo, è stato disposto nei confronti di Nicolò Pecoraro, cl. ‘92, la confisca di beni, già oggetto di sequestro nel 2019, per un valore complessivo stimato di circa 300.000 euro.

Trattasi nello specifico  di un’impresa individuale esercente l’attività di produzione e rivendita di prodotti da forno, con sede a Palermo  nel cuore del quartiere della “Noce”, nonché di due immobili siti nel quartiere dello “Sperone”,

Gli elementi utili a qualificare il Pecoraro quale soggetto socialmente pericoloso in quanto appartenente all’associazione criminale “cosa nostra” con particolare riferimento alla famiglia mafiosa che esercita il proprio controllo nel quartiere “Noce”, emergono nell’ambito delle indagini relative all’operazione antimafia denominata “Settimo Quartiere” condotte dalla Squadra Mobile di Palermo, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo – D.D.A, e confluite nell’ordinanza di applicazione di misure cautelari, emessa dalla sezione GIP del Tribunale di Palermo nel 2018 in esecuzione della quale il Pecoraro è stato sottoposto alla custodia cautelare in carcere in quanto accusato per i reati di associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso e di fittizia intestazione di beni.

Per tali reati il Pecoraro Nicolò è stato, in ultimo,  condannato ad anni 11 e due mesi di reclusione con sentenza del 22 gennaio 2020.

Sulla base dell’acclarata pericolosità sociale del Pecoraro, accertamenti patrimoniali nei confronti del predetto e del suo nucleo familiare, sono stati svolti dall’Ufficio Misure di Prevenzione Patrimoniali della Divisione Anticrimine della Questura di Palermo, e che hanno permesso di evidenziare una notevole sproporzione economica tra i redditi leciti dichiarati, ben inferiori alle ordinarie spese di mantenimento, e gli investimenti patrimoniali effettuati, a conferma dell’evidente impiego di risorse finanziarie di illecita provenienza,

L’odierno provvedimento assume altresì un’importante valenza poiché, grazie alla sinergica attività congiunta del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo  e del Questore di Palermo, entrambi titolari del poter di proposta dell’applicazione di misure di prevenzione, si mira a restituire  alla comunità i beni illecitamente accumulati da  “cosa nostra”.

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Redazione

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