Manovra di stabilità, lo stop a notte fonda all’Ars: tutto rinviato ad oggi

La manovra di stabilità regionale si ferma all’ultimo miglio. Dopo una lunga e tesa maratona parlamentare, l’Assemblea regionale siciliana ha dovuto alzare bandiera bianca nella notte. Poco dopo le 3, al termine dell’ennesima sospensione dei lavori per tentare di trovare un’intesa sugli ultimi nove articoli rimasti in discussione, il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno ha annunciato il rinvio della seduta: «Mi dispiace per chi ha atteso fino a ora, la seduta è rinviata». I deputati torneranno in aula in tarda mattinata per riprendere l’esame del testo.

Una Finanziaria “smart” per rispettare i tempi

Per evitare nuove riscritture, imboscate legate al voto segreto e soprattutto per rispettare il cronoprogramma dettato da Palazzo d’Orleans, la manovra è stata ridimensionata in corsa. Circa un quarto del testo è stato depennato, ma a saldi sostanzialmente invariati: oltre un miliardo di euro resta la dotazione complessiva della Finanziaria, che prende così la forma di una versione “smart”.

Il percorso in aula, però, è stato tutt’altro che lineare. Dopo una prima accelerazione nel pomeriggio, i lavori si sono arenati in una lunga sospensione, necessaria per cercare una mediazione sia con l’opposizione sia all’interno della stessa maggioranza.

Ripresa notturna e nuovo stop

L’Ars ha ripreso l’esame della manovra intorno all’1.20 di notte. Galvagno ha chiarito fin da subito che sarebbero stati affrontati poco più di una ventina di articoli, mentre il resto non sarebbe stato trattato. Una scelta dettata dalla necessità di stringere i tempi. Ma anche questo tentativo di sprint finale non è bastato.

Un’ulteriore sospensione, nel tentativo di trovare l’accordo sugli ultimi nove articoli ancora da votare, si è conclusa senza esito. Da qui la decisione di rinviare tutto, con la manovra che resta bloccata proprio sul traguardo.

Le tensioni sull’articolo Siciliacque

L’iter della Finanziaria era iniziato in salita già nella giornata di ieri, dopo i due colpi subiti dall’esecutivo giovedì scorso. A innescare nuove tensioni è stata la discussione, sollevata dall’opposizione, sul controverso articolo che prevede il trasferimento di 19 milioni di euro a Siciliacque per coprire i debiti dei Comuni sulle bollette idriche.

Pd e Movimento 5 Stelle hanno criticato duramente la misura, giudicando eccessivamente gravoso il meccanismo di restituzione in dieci anni, soprattutto alla luce delle difficoltà finanziarie degli enti locali. Da quel momento ha iniziato a prendere corpo l’ipotesi di una sforbiciata al disegno di legge.

Depennamenti e rinvio al collegato

La conferma è arrivata direttamente dal presidente dell’Ars, che ha annunciato il depennamento di circa cinquanta provvedimenti. Tecnicamente non si tratta di uno stralcio – che, da regolamento, avrebbe dovuto essere effettuato all’inizio dei lavori – ma l’effetto politico è lo stesso.

Troppi, infatti, i 134 articoli usciti dalla commissione Bilancio rispetto ai 28 originariamente trasmessi dal governo Schifani. Via quindi le norme ordinamentali e quelle territoriali, comprese le misure che destinavano finanziamenti a singoli Comuni, spesso considerate il “bottino” più ambito dai deputati.

Questo pacchetto di norme confluirà in un collegato alla Finanziaria, che sarà riproposto in aula il prossimo anno. Con l’auspicio, espresso dallo stesso Galvagno, che «alcuni parlamentari comprendano come certi provvedimenti possano essere rimandati a gennaio».

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