Verona – Dal vigneto alla bottiglia e’ necessario adempiere a piu’ di 70 pratiche che coinvolgono 20 diversi soggetti che richiedono almeno 100 giornate di lavoro per ogni impresa vitivinicola per soddisfare le 4000 pagine di normativa che regolamentano il settore.
E’ questo – si legge in una nota – l’allarme lanciato dalla Coldiretti al Vinitaly dove e’ stata presentata dal presidente dell’associazione di categoria, Roberto Moncalvo, la proposta di semplificazione per tagliare la burocrazia nel settore vitivinicolo e per dimezzare tempi e costi per le imprese nell’ambito dell’incontro ”Il Marketing del vino, dalla etichetta al web” organizzato insieme all’Associazione nazionale Citta’ del Vino, alla presenza del ministro delle Politiche agricole, Alimentari e Forestali, Maurizio Martina, il presidente dell’associazione nazionale Citta’ del vino, Pietro Iadanza, ma anche di importanti esperti di marketing e analisti del web come Diego Ciulli di Google.
Secondo la Coldiretti e’ importante procedere verso un registro unico dei controlli come annunciato dal ministro Martina al Vinitaly, ma e’ necessario modificare radicalmente l’approccio al sistema dei controlli nel settore vitivinicolo mettendo al centro e valorizzando l’autocontrollo aziendale che gia’ oggi viene normalmente e scrupolosamente effettuato dalle aziende mentre e’ necessario effettuare i controlli partendo sempre da una analisi dei rischi. Di fronte ad un carico amministrativo che causa oneri insostenibili per le imprese e ha provocato un calo della superficie vitata destinata a Doc e Docg, con una pericolosa spinta alla delocalizzazione, la Coldiretti propone un sistema dei controlli virtuoso a vantaggio dei consumatori e nel rispetto del lavoro dei produttori: – sportello unico degli adempimenti attraverso il fascicolo aziendale, valorizzando l’autocontrollo dell’impresa; – controlli a campione basati sull’analisi dei rischi ed estesi sul mercato al consumo; – coordinamento del sistema sanzionatorio (Dlgs. 61; L.82; Dlgs. 260) e distinzione netta tra le irregolarita’ formali e sanabili (a cui estendere l’istituto della diffida) e i casi reali di frodi e sofisticazioni (con inasprimento delle sanzioni).
Il fascicolo aziendale – sostiene la Coldiretti – deve diventare lo ”strumento unico” dell’impresa vitivinicola che raccoglie tutte le informazioni previste dalle norme (comunicazioni, dichiarazioni, altre) e i dati aggiornati e
certificati che sono messi a disposizione di chi ha titolo. Viene aggiornato mediante autocertificazione o richiesta di verifica preventiva dei dati immessi ed e’ quindi l’interfaccia unica tra il produttore, la Pubblica Amministrazione e gli altri soggetti coinvolti. Per sostenere le esportazioni che rappresentano la maggioranza del vino commercializzato occorre – suggerisce la Coldiretti – creare uno sportello unico per l’export dei vini che fornisca le informazioni relative a tutti gli adempimenti e superare ivincoli che impediscono la vendita diretta di vino in ambito intracomunitario
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