Ultim’ora: introdotto il Bollo pure sulla Pizza | 4€ da saldare direttamente in pizzeria: “Paga o mangia pane azzimo”

Pizza
Pizza – fonte pexels – sicilianews24.it

Sempre nuove tasse si vanno aggiungendo, ora si sta esagerando. 

Negli ultimi anni in Italia sono state introdotte alcune tasse curiose che hanno suscitato perplessità e dibattiti. Una delle più discusse è stata la cosiddetta tassa sull’ombra, applicata da alcuni Comuni alle attività commerciali la cui insegna o struttura sporgente proietta ombra su suolo pubblico. Bar, ristoranti e negozi si sono trovati a pagare un’imposta per il semplice fatto che tende e cartelloni oscuravano una parte della strada.

Un’altra imposta particolare è la tassa sul rumore, applicata in alcune località turistiche. Questa tassa colpisce bar e locali notturni in base ai decibel prodotti da musica o clientela. L’intento è quello di tutelare i residenti dalle eccessive emissioni sonore, ma ha generato polemiche tra gli esercenti, che si sono trovati a dover misurare il volume delle serate con strumenti professionali.

Nel settore agricolo, ha fatto discutere la tassa sulla raccolta delle olive cadute, prevista in alcune regioni per chi utilizza metodi meccanici che provocano la caduta dei frutti prima della raccolta tradizionale. Lo scopo sarebbe quello di tutelare la qualità dell’olio, ma per molti produttori si è trattato solo di un ulteriore aggravio burocratico.

Tra le tasse più bizzarre figura la tassa sulla plastica monouso (Plastic Tax), rivolta a imballaggi e contenitori usa e getta. Sebbene motivata da finalità ambientali, ha colpito duramente piccole imprese e artigiani, soprattutto nei settori alimentari e di packaging, suscitando un acceso dibattito tra ecologia e sostenibilità economica.

Una nuova “tassa” sulla pizza?

La pizza, simbolo della cucina italiana e pasto conviviale per eccellenza, è diventata negli ultimi anni sempre meno accessibile. In sei anni, il costo medio di una pizza con bevanda è aumentato del +18,3%, raggiungendo una media nazionale di 12,14 euro. Di fatto, è come se fosse stata introdotta una tassa sulla pizza, che incide sul portafoglio di milioni di italiani. A sorpresa, le città più care non sono le grandi metropoli, ma realtà come Reggio Emilia (17,58 euro), Siena (17,24 euro) e Macerata (16,25 euro), con picchi che toccano i 28 euro a Palermo per versioni gourmet.

Al contrario, le città più economiche sono Livorno (8,75 euro), Reggio Calabria (9,15 euro) e Pescara (9,37 euro), dove una cena in pizzeria resta ancora sotto i 10 euro. Ma si tratta di eccezioni: nella maggior parte d’Italia la pizza ha smesso di essere un pasto economico, diventando sempre più un piccolo lusso.

Pizza
Pizza – fonte pexels – sicilianews24.it

Perché il prezzo non scende

Dietro questo aumento ci sono cause ben precise: la pandemia, il caro energia e la guerra in Ucraina hanno fatto impennare i costi per i ristoratori, soprattutto per farina e olio. Ma questi rincari non sono mai rientrati, anzi si sono stabilizzati. Il motivo? La pizza è un bene “a domanda rigida”: la gente continua a consumarla anche se costa di più.

Il settore resta forte: vale 25 miliardi di euro l’anno e si regge anche su asporto e delivery, che aiutano i consumatori a risparmiare su coperto e bevande.