Il declino economico dell’Italia si avverte anche nel settore viaggi e turismo dove una volta eravamo sul podio delle classifiche internazionali.
Nella ricerca biennale effettuata dal World Economic Forum (Wef), che misura l’attrattività turistica in base a 14 parametri specifici, il nostro Paese si posiziona all’ottavo posto, dietro a ben altre cinque nazioni europee. È la Spagna a guidare per la prima volta la classifica: tra gli aspetti positivi iberici emergono il livello di risorse culturali, la capacità di promozione online e l’eccellenza delle infrastrutture. Sul podio anche la Francia seconda e la Germania, al terzo posto.
Lo studio del Wef, che misura l’attrattività e la capacità di offrire vantaggi economici e sociali attraverso il settore viaggi e turismo, inserisce al quarto posto gli Stati Uniti, seguiti da Gran Bretagna, Svizzera (che era leader nell’ultima classifica di due anni fa), Australia, Italia, Giappone e Canada.
L’Europa è quindi presente con sei Paesi tra i primi dieci.
Il nostro Paese registra gli indici più alti per strutture turistiche, risorse culturali e viaggi di lavoro, mentre è poco competitivo nei prezzi e nelle infrastrutture, soprattutto al Sud. Nelle prime 30 posizioni si collocano mercati emergenti come la Cina (17°) e il Brasile (28°),
Nella classifica dei Paesi più visitati, siamo invece al quinto posto con 48 milioni di turisti (dato 2013), ma anche qui abbiamo perso posizioni nel tempo: eravamo terzi del 1980 e quarti nel 2000, superati prima dalla Spagna e poi anche dalla Cina. Il declino è ben rappresentato anche dalla classifica dei Paesi che hanno tra le loro priorità il settore viaggi e turismo: tra i primi dieci l’Italia non c’è, con un podio composto da Malta, Mauritius e Cipro, ma anche la presenza di Singapore e Spagna. E questo nonostante l’Italia sia seconda, dopo la Francia, per numero di posti letto e addirittura prima per numero di esercizi commerciali turistici.
“La varietà di Paesi compresi nelle prime trenta posizioni – ha commentato Roberto Crotti, economista del Wef – dimostra che un Paese non deve essere necessariamente ricco per avere un settore turistico florido. Ma si dovrebbe fare di più per affrontare le sfide del settore viaggi e turismo, sul fronte dei visti, di una migliore promozione del patrimonio culturale, della tutela dell’ambiente e delle tecnologie per l’informazione e la comunicazione. Tutto questo a sua volta sosterrebbe la crescita economica e la creazione di posti di lavoro”.
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Fonte: Il Fatto
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