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SPECIALE OPEN DAYS: LE REGIONI E LA RIFORMA DEI FONDI STRUTTURALI-5-

Sara’ la Sicilia, attraverso
Francesco Musotto — che la rappresenta — a illustrare alla
sessione plenaria del Comitato delle Regioni, nella mattinata di
mercoledi’ 12 ottobre, il parere delle regioni sulle nuove
politiche che governeranno l’utilizzazione dei fondi strutturali
europei.
L’onorevole Musotto e’ infatti il relatore del parere che
sottolinea la complementarieta’ degli interventi europei e
nazionali per la riduzione degli squilibri nello sviluppo
economico e sociale.
Una complementarieta’ — afferma il parere — che e’ condizione
necessaria per ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle
diverse regioni europee, recuperando il ritardo delle aree meno
favorite.
Le regioni piu’ settentrionali con bassissima densita’
demografica, le regioni di frontiera, quelle di montagna e quelle
insulari, che hanno minori capacita’ di mettere in campo risorse
proprie, possono restare agganciate allo sviluppo dell’Unione solo
grazie a misure specifiche di adattamento delle cosiddette
politiche di coesione.
La nuova programmazione comunitaria dovra’ garantire quindi le
risorse necessarie a queste politiche di riallineamento. Ma
soprattutto, dovra’ tener conto di indicatori complementari della
situazione economica regionale, diversi dal PIL pro capite.
Il sistema di attuazione delle politiche europee dovra’ prevedere
una maggiore cooperazione tra i vari livelli di governo. Le
regioni chiedono, in questa direzione, che si prevedano procedure
e strutture di coordinamento degli interventi e di monitoraggio
del loro impatto territoriale.
Le regioni condividono — afferma il documento del Comitato —
l’esigenza di utilizzare i fondi disponibili con rigore, dando
rilievo ai risultati ottenuti da ciascun territorio. Ma temono che
queste nuove condizioni finiscano col bloccare gli stanziamenti
nazionali complementari, che produrrebbe il blocco di ogni
prospettiva di sviluppo.
Dalle regioni arriva anche una bocciatura netta alla proposta di
bloccare gli stanziamenti alle aree che non abbiano garantito il
rispetto del patto di stabilita’: le regioni, in questo caso,
finirebbero per essere penalizzate per il mancato rispetto di
obblighi che ricadono nella responsabilita’ dei governi nazionali.

I territori chiedono, con forza, una radicale semplificazione
delle procedure. E rivendicano la piena partecipazione degli enti
regionali e locali alla definizione dei contratti di partnership
sullo sviluppo.
Il Comitato delle Regioni propone infatti che i nuovi strumenti
di intervento sul territorio si possano tradurre in nuovi patti
territoriali, sviluppati in partenariato con le regioni e gli enti
locali, definitivamente coinvolti nel confronto tra Commissione
europea e governi nazionali.
ga
091709 Ott 11 NNNN
(Regione Sicilia)

Redazione

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