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Processo Carthago. Sei condanne e due assoluzioni

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di redazione

 
Pene per 72 anni di carcere sono stati inflitte a sei presunti esponenti delle cosche mafiose di Borgetto e Partinico, accusati a vario titolo di associazione mafiosa ed estorsione. Si e’ concluso con sei condanne e due assoluzioni il processo “Carthago”, contro la mafia di una vasta area della provincia di Palermo che arriva fino alle porte del capoluogo, al paese di Altofonte, del capomafia Domenico Raccuglia, per il quale è stata comminata la pena più alta. La sentenza e’ della quarta sezione del tribunale, presieduta da Vittorio Alcamo, che ha accolto quasi del tutto le richieste del pm Francesco Del Bene e previsto l’assoluzione di Antonino Nania e Alessandro Salto. Per il primo Del Bene aveva chiesto 15 anni, mentre per il secondo lo stesso pm ne aveva chiesto l’assoluzione. Il boss di Altofonte è stato condannato a 20 anni di reclusione; a 14 anni è stato condannato Salvatore Corrao, a 10 anni Santo Musso, a 5 Pietro Brugnano, a 9 Giuseppe Giambrone, a 14 Francesco Nania. Questi ultimi, per un cavillo burocratico stavano per essere scarcerati. I giudici li avevano effettivamente rimessi in libertà poichè il processo a Giambrone e Francesco Nania nasceva da una riunificazione di due procedimenti, uno dei quali su annullamento con rinvio della Cassazione. I due sono stati condannati per mafia per episodi fino al 2004: per questo procedimento erano stati scarcerati per scadenza dei termini di custodia cautelare. Per il presunto reato commesso nel periodo successivo i due sono stati assolti dalle accuse, ma si trovavano in carcere, e quindi sarebbe scattata la scarcerazione. Ma nel tardo pomeriggio di ieri è stato predisposto il ripristino della custodia cautelare e con essa è svanita per gli imputati la speranza di tornare liberi.  L’imputato Pietro Brugnano ha ottenuto invece la derubricazione da associazione mafiosa a concorso esterno. Riconosciuto il diritto al risarcimento del danno per le parti civili costituite, associazioni antiracket che si erano schierate al fianco dei commercianti estorti. Nell’operazione Carthago, scattata nel gennaio del 2009 e condotta dai carabinieri del gruppo di Monreale, era stata ricostruita una lunga catena di episodi, anche di sangue, per il controllo degli affari e delle estorsioni. Tre omicidi e uno tentato vennero consumati nei tre anni precedenti al blitz. Secondo gli investigatori a contendersi il territorio sarebbero stati i gruppi Francesco Nania – Giuseppe Giambrone, protagonisti anche di missioni negli Stati Uniti in cui entrambi si rifugiarono a lungo da latitanti,  e Salvatore Corrao – Nicolò Salto, quest’ultimo condannato lo scorso anno insieme ad altri 8 imputati che hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato, a 5 anni di reclusione, sebbene ne fossero stati richiesti 12; pena che sta scontando ai domiciliari per le sue delicate condizioni di salute. Già perchè Nicolò Salto, ha rischiato di morire in un agguato mafioso teso nei suoi confronti da ignoti sicari il 18 ottobre del 2008.  Nel procedimento abbreviato con l’accusa di  associazione mafiosa, riciclaggio, fittizia intestazione di beni, estorsioni, sono stati inflitti otto anni e otto mesi ciascuno  a Gaspare Bagarella e SalvatoreLa Puma, 6 anni a Giuseppe Bagarella, 4 anni e otto mesi ad Antonino Salto, pure lui figlio di Nicolò. Assolti Francesco e Giuseppe D’Amico, padre e figlio,  l’anziano Andrea D’Arrigo e Nunzio Tocco, l’unico che rispondeva solo di fittizia intestazione di beni.
 

Redazione

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