E mentre Alessandro D’Ambrogio, padrino di Cosa Nostra, sconta il suo 41 bis al carcere di Novara, a Palermo una processione di quartiere gli fa gli onori. Il carro delle Madonna del Carmine di Ballarò, trascinato da babbuini in gilet marrone nutria, viene sostato davanti all’impresa funebre del D’Ambrogio in segno di “rispetto”.
Il dramma è che non è la prima volta.
L’intreccio tra religione e mafia , nella subcultura palermitana, rasenta le soglie del ridicolo. Se non fossimo consapevoli del grande cancro che è Cosa Nostra, ci sarebbe quasi da ridere.
“Figghiu, figghiu, pigghia u picciriddu e facci vasari a Maruonna, pi to’ frati che è vittima dello Stato” (Figlio, prendi mio nipote, sollevalo fino alla statua e fagli baciare la Madonna affinchè chieda la grazia per tuo fratello che è vittima dello Stato)
Probabilmente per “vittima dello Stato” si intende un arresto in flagranza di reato per una partita di 300 Kg di cocaina provenienti dalla Colombia.
Gente che si strappa i capelli, donne gravide come zampogne per la sesta volta, in maglia Guess, che pregano per il marito in galera.
“Marunnuzza mia, diccelo tu al giudice che lo scarcera a mio marito”, e magari il marito ha già sparato a due commercianti e squagliato il compare nel mister muscolo idraulico gel.
Le autorità ecclesiastiche devono vigilare, dice il procuratore.
E lo Stato, nel frattempo, partecipa alla processione.
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